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venerdì 1 luglio 2011
P4, i pm: "Un sistema criminale"
ROMA
La loro ricostruzione è molto descrittiva e, per certi versi, più chiara. Il gip gli ha asciugato la loro richiesta di misure cautelari, e i pm Curcio e Woodcock nel ricorso presentato al Riesame, ribadiscono la loro tesi accusatoria. La P4, Luigi Bisignani e Alfonso Papa, intanto, insieme ai due sottufficiali dei carabinieri e della polizia, rappresentavano un «network politico, giudiziario e poliziesco», un «circuito che acquisiva indebitamente notizie riservate». I due pm sono convinti che gli indagati avevano messo in piedi un vero e proprio sistema di intelligence parallelo», «un sistema criminale illegale e surrettizio».
Sessanta pagine per demolire l’ordinanza di custodia cautelare del gip Luigi Giordano. E’ vero, come ricordano i due pm nell’appello che il Tribunale del Riesame discuterà il 22 luglio, che non era contestata agli indagati la violazione della legge Anselmi sulle logge coperte ma l’associazione a delinquere e una serie di episodi erano ben documentati. E il gip, invece, non ha ritenuto di dover applicare la custodia cautelare nei confronti degli indagati.
Contro questa decisione, si sono appellati i due pm. Nella ricostruzione dei fatti, l’accusa sottolinea che la fuga di notizie ha compromesso l’inchiesta stessa: «Alla fine dell’ottobre del 2010, qualche talpa interna alle istituzioni ha avvisato gli indagati delle indagini in corso». Scrive questo per rimarcare la pericolosità degli indagati. E intanto procede con le indagini per svelare la trama della fuga di notizie che vede protagonisti ufficiali della Finanza e giornalisti.
Naturalmente, trattandosi di un ricorso al Riesame, i pm contestano in punto di diritto e di valutazione delle prove le decisioni del gip. Per esempio, sull’episodio dell’imprenditore De Martino specializzato nei freni per i treni, socio di Luigi Bisignani, che voleva denunciare gli imbrogli per gli appalti di Trenitalia, «la divergenza con il gip è sulla valutazione giuridica dei fatti, sulla concussione e il favoreggiamento»: «Sbaglia il gip - scrivono i pm - che sostiene che verosimilmente la manovra (del "sistema criminale", ndr) era finalizzata ad acquisire informazioni su Trenitalia, dal momento che Bisignani le aveva dal suo socio De Martino. Secondo noi, invece, si voleva impedire la denuncia all’autorità giudiziaria , si voleva condizionare e pilotare la parte offesa».
E’ un «sistema criminale», quello di Bisignani, Papa e dei due carabinieri e poliziotti, che aveva come obiettivo la raccolta di «notizie riservate e secretate e di informazioni inerenti dati sensibili e strettamente personali, riguardanti in particolare esponenti di vertice delle istituzioni e delle alte cariche dello Stato». Il gip non riconosce l’associazione perché sostiene che i mondi di Papa e Bisignani sono diversi. Si appellano alla giurisprudenza i pm. «Non tutti gli appartenenti a una associazione a delinquere si devono conoscere. Fondamentale è che i correi sappiano che ciascuno di loro contribuisce alle finalità dell’associazione».
Nei fatti, una associazione segreta per la quale i pm non hanno ancora raggiunto un quadro indiziario tale da poterlo contestare agli indagati. E la sensazione, leggendo le 16.000 pagine depositate, è che sono monche, nel senso che tra omissis dei verbali di interrogatori e intercettazioni accantonate l’inchiesta Woodcock si presenta monumentale. E anche nella parte della massoneria, della P4, oltre che in quella sulla fuga di notizie, gli indagati potrebbero essere diversi. Nell’appello dei pm, c’è un capitolo ampio
Contrapposizione con il Gip
Sulle intercettazioni telefoniche e ambientali «espunte» dal gip, non utilizzate. Riassumono i pm: «Bisignani è gravemente indiziato, costituisce bersaglio delle indagini ed è raggiunto da autonomi indizi di reità. Verosimilmente è il soggetto più influente del sodalizio, lo dice lo stesso gip. E’ lui da intercettare e non poterlo fare, se non previa autorizzazione della Camere - perché si è interfacciato con l’onorevole Papa - significa riconoscergli una immunità non prevista dal nostro ordinamento, una sorta di riconoscimento giuridico in favore di chi è amico del principe».
La posizione, o meglio la contrapposizione tra gip e pm è chiarissima. E’sulle intercettazioni che si giocherà la battaglia al Riesame. Se rientreranno dalla porta, dopo che il gip le aveva cacciate dalla finestra, e se i giudici daranno ragione all’accusa sulla misura cautelare del carcere da applicare ai quattro indagati per il reato di associazione, anche il filone sulla P4, sulla massoneria, potrà conoscere sviluppi imprevedibili. A mo’ d’esempio, i pm riportano diverse intercettazioni tra Papa e le divise del disonore, per dimostrare l’associazione e l’attività di
Il «credito» dell’associazione
dossieraggio: «Viene in particolare in considerazione un’attività di acquisizione sistematica e seriale di notizie inerenti a procedimenti penali pendenti, sia volta non solo ad aiutare e a salvaguardare gli amici, come nel caso dell’" inglese" cui sovente fanno riferimento gli interlocutori (che si identifica senza dubbio alcuno e per stessa amissione dell’interessato nel dotto Arcibaldo Miller, capo degli ispettori di via Arenula), ma anche, e forse soprattutto, per fini ricattatori».
Insomma, la raccolta delle informazioni, la loro veicolazione a determinati soggetti aveva diverse finalità. Rappresentavano un «credito» dell’associazionequando per esempio i soggetti destinatari delle informazioni erano «Verdini (Densi, Pdl, ndr), Chiorazzo (imprenditore, ndr) e Miller (capo degli ispettori del ministero di Giustizia, ndr). Ma potevano rappresentare semplicemente una «utilità», soldi insomma, quando si trattava di imprenditori, come nel caso di «Fasolino, Gallo, Casale e Matacena». Nei suoi interrogatori, Luigi Bisignani ha ammesso l’esistenza stessa della «rete criminosa», «riconoscendo che Papa gli procurava notizie giudiziarie riservate» (inchieste Tucci, Bondanini e Borgogni).
GUIDO RUOTOLO
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