giovedì 14 luglio 2011

Ingroia accusa: "Ad Agrigento imprenditori e mafia insieme"

 

"La rete di supporto attorno a Falsone era forte e moderna. La provincia di Agrigento si conferma ad alta densità mafiosa, dove si mischiano tradizione e innovazione. Una realtà che abbiamo già descritto in relazione a quella palermitana, ma che vale anche per quella agrigentina". A parlare è il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, commentando l'operazione "Maginot", il blitz della squadra Mobile di Agrigento che ha smantellato la rete di fiancheggiatori del boss Giuseppe Falsone. Lo ha detto stamani alla Procura di Palermo, dove si è tenuta la conferenza stampa del blitz, alla quale hanno preso parte anche il procuratore aggiunto della Dda, Fernando Asaro, e il dirigente della squadra Mobile di Agrigento, Alfonso Iadevaia.


Sull'iscrizione nel registro degli indagati del presidente del consiglio dell'Ordine degli avvocati di Agrigento, Nino Graziano, il magistrato commenta dicendo che "c'è una borghesia mafiosa che assume un ruolo sempre più nevralgico, cruciale e strategico all'interno di Cosa nostra, ma l'azione investigativa sta smantellando questo sistema. Le contestazioni saranno naturalmente oggetto di verifica. La borghesia mafiosa non è solo quella dei vertici di Cosa nostra, di quel pezzo di borghesia delle professioni o imprenditrice contigua in modo stabile con la mafia. Vedremo se questo caso corrisponde a questo modello".

Infinte il procuratore aggiunto ha lanciato anche una grave critica all'imprenditoria agrigentina: "La reazione della società civile si avverte in modo più palpabile a Palermo, mentre ad Agrigento sembra senti a decollare. Nonostante le dure prese di posizione di Confindustria, ad esempio, - ha concluso - pare che esse abbiano difficoltà a penetrare in una provincia dove l'imprenditoria a mio avviso preferisce convivere con la mafia".

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