giovedì 14 luglio 2011

Estorsioni e traffico di droga a Palermo 37 in manette

Operazione dei carabinieri contro esponenti di vertice del mandamento di Pagliarelli e della famiglia mafiosa del Borgo Vecchio. Sono anche accusati di aver favorito la latitanza dei boss Giovanni Nicchi e Filippo Annatelli


PALERMO. Il gip Piergiorgio Morosini deciderà domani se convalidare i 37 fermi, emessi dalla Dda, con l'accusa di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni, alle rapine, e al traffico di stupefacenti. I destinatari del provvedimento - tra i quali figurano esponenti di vertice del mandamento di Pagliarelli e della famiglia mafiosa del Borgo Vecchio - sono anche accusati di aver favorito, a vario titolo, la latitanza dei boss Giovanni Nicchi e Filippo Annatelli. Questa mattina il pm Caterina Malagoli ha completato gli interrogatori del fermati. La maggior parte si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

La vicenda - Viaggiavano sulle note della canzone napoletana i messaggi dei clan ai boss latitanti. Gianni Nicchi, "u picciutteddu", giovanissimo capomafia palermitano, ad esempio, amava il neomeolodico Mauro Nardi. E la sua "Guerra e Pace", canzone che parla d'un amore sofferto, era sempre per lui. "Per Zorro con affetto", gridava Nardi dal palco della festa rionale in cui si esibiva. E il giovane padrino, che alla radio ascoltava la diretta, sapeva che i suoi gli avevano dedicato il brano.

E il cantante? "Era a conoscenza di chi fosse Zorro?" chiede il magistrato al pentito Salvatore Giordano che ha svelato la passione della mafia per la musica? "Sì", fa capire il collaboratore "re" dell'organizzazione delle feste di quartiere, catalizzatori di consenso per i clan e fonte di guadagno.

C'é questo e molto altro nella maxi operazione dei carabinieri di Palermo che hanno disarticolato i mandamenti di Pagliarelli e Porta Nuova arrestandone i capi come Michele Armanno, che dell'ascesa di Nicchi è stato sostenitore e che, dopo il suo arresto, ha preso le redini della cosca, o Paolo Suleman e Giuseppe Bellino. E fermando, insieme ai padrini gli esattori del pizzo che continua a essere la primaria fonte di guadagno per la mafia.

"Stiamo morendo dalla fame", si lamenta Bellino, non sapendo di essere intercettato, lamentando che le casse dei clan sono sempre più vuote. "L'esigenza di guadagno - spiega il procuratore di Palermo Francesco Messineo - è sempre maggiore perché Cosa nostra deve aiutare le famiglie dei detenuti e le consuete attività illecite danno pochi introiti: perciò il racket ha acquisito ancora maggiore importanza". E infatti la mafia ormai non risparmia più nessuna attività commerciale. Anche gli "stigghiolari", ambulanti che vendono interiora fatte alla brace, vanno a "mettersi a posto": in una sorta di rituale assoggettamento alla tassa mafiosa che garantisce la salvezza da intimidazioni e attentati. "Io sono con voi. Nel senso che se devo dare soldi li do a voi altri", dice l'ambulante a Marcello Viviano, tra i fermati, per cercarne la protezione.

Nel mirino delle cosche, che comunque continuano anche col business della droga, ci sono un po' tutti: esercizi commerciali tradizionali, ditte che si occupano di lavori come la metropolitana a Palermo e pure i cinema, come il "Marconi". A volte poi le vittime sono costrette a un doppio pizzo attraverso l'imposizione dell'acquisito dei blocchetti della riffa: altra grossa fonte di lucro per le cosche.

L'elenco dei taglieggiati è lungo. E potrebbe crescere visto che i carabinieri hanno trovato decine di pizzini con indicazioni di altre vittime ancora da identificare. Ma a fronte di una riscossione a tappeto, le denunce scarseggiano. I commercianti raramente vanno dagli investigatori. Forse, ora, a differenza del passato, non negano l'evidenza, ma l'omertà resta.

"Consuetudini criminali" come il racket e le affiliazioni: Gianni Nicchi in un pizzino chiede 10 figure di santini non plastificati da bruciare durante la cerimonia. E nuove storie: le dediche musicali ai latitanti e gli sms criptati inviati dai familiari dei boss detenuti alle trasmissioni tv. Per una Cosa nostra che cerca di sopravvivere alla crisi economica e ai colpi delle forze dell'ordine che - ricorda Messineo "anche grazie alle intercettazioni riescono a bucare il muro dell'omertà".

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