martedì 12 luglio 2011

A caccia delle talpe di Milanese

I pm chiedono alla Camera di acquisire i tabulati dei
cellulari per chiarire i suoi rapporti con la Gdf


ROMA
E ora è caccia ai segreti di Marco Milanese. Gli investigatori vogliono innanzitutto ricostruire la ragnatela dei suoi rapporti per tentare d’identificare la «talpa» che lo informava sulle indagini in corso. In Parlamento è arrivata a questo scopo una richiesta supplementare del pm Vincenzo Piscitelli che intende ricostruire i rapporti intrattenuti da Marco Milanese con esponenti della Guardia di Finanza nel periodo compreso tra il primo gennaio del 2010 e il primo maggio del 2011. Per tale motivo chiede di utilizzare nella sua inchiesta i tabulati di diciotto mesi del traffico telefonico del deputato, già braccio destro del ministro Tremonti. Risulta agli atti che Milanese utilizzasse due telefonini, un Tim che inizia per 335 e un Wind con 329, intestati all’ufficio di gabinetto del ministero dell’Economia.

Il pm medita di convocare nuovamente il ministro Tremonti per approfondire la questione dell’appartamento di via Campo Marzio. Tra i punti che potrebbero essere affrontati, il motivo per cui il ministro dell’Economia, pur avendo saputo mesi fa - quando fu sentito la prima volta dell’inchiesta in corso sul suo stretto collaboratore, non ne abbia preso le distanze, lasciando l’abitazione. Già, la casa. Ecco la riflessione ad alta voce di Claudio Scajola, un altro che è scivolato su una questione simile: «Sono sbagli, ma può succedere. Uno spesso è impelagato tutto il giorno e poi non pensa a queste cose».

Infine c’è un terzo fronte aperto, condotto in cooperazione con la procura di Roma, su cui gli investigatori vogliono andare a fondo: la società Eurotec, acquirente della barca di Milanese, ipervalutata, ha versato cospicue donazioni alla fondazione Casa della Libertà, presieduta da Sandro Trevisanato, che è anche il presidente della società pubblica Sogei. Perché? Il pm potrebbe presto convocare gli interessati.

E’ avviata anche la caccia al tesoretto dell’ex ufficiale della Finanza. Milanese aveva infatti nella sua disponibilità quattro cassette di sicurezza presso il Credito artigiano, due nella sede di Milano, due a Roma, che da sabato scorso sono state poste sotto sequestro. Già, perché Milanese avrebbe potuto portare via tutto, fare il vuoto, «e conseguentemente frustrare le finalità della perquisizione ora disposta». Adesso è impossibile perché è stato disposto un «sequestro probatorio», regolarmente notificato al Credito artigiano. Significa che nessuno può più aprire quelle cassette di sicurezza in attesa di una decisione, in un senso o nell’altro, del Parlamento

Trattandosi di un parlamentare, infatti, anche in questo caso, cioè prima di aprire le cassette di sicurezza, serve un’autorizzazione del Parlamento. «Vi è fondato motivo di ritenere - scrive il pm Piscitelli - che nelle cassette di sicurezza possano trovarsi beni o valori di provenienza delittuosa che come tali vanno necessariamente sequestrati in quanto corpo del reato». E il magistrato ricorda nel decreto di sequestro la «disponibilità da parte di Milanese di oggetti preziosi ricevuti in corrispettivo di accordi corruttivi ed altri dei quali non è confermata l’origine lecita». Perciò questa richiesta al Parlamento: il sequestro degli eventuali beni illeciti è «necessario per la prova dei fatti per i quali si procede».

Il caso di Marco Milanese verrà affrontato a Montecitorio a partire da mercoledì, dopo il voto sulla richiesta di arresto per il deputato del Pdl Alfonso Papa nell’ambito dell’inchiesta P4. Su Papa, infatti, per decisione della conferenza dei capigruppo di Montecitorio caldeggiata dal presidente della Camera Gianfranco Fini, la Giunta dovrà esprimersi entro il 15 luglio; dopodiché la palla passerà all’Aula. E oggi occhi puntati sul tribunale del Riesame di Napoli, dove i difensori di Bisignani chiedono la libertà per il loro assistito, mentre i pm Woodcock e Curcio chiedono di appesantire il carico di reati sul conto di Bisignani & Papa, riconoscendo l’esistenza di un’associazione a delinquere e di una società segreta.

FRANCESCO GRIGNETTI

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