I pm di Palermo chiederanno al Parlamento di potere utilizzare intercettazioni nell'ambito dell'inchiesta per corruzione aggravata in cui il ministro è indagato con il senatore Vizzini e Cuffaro
PALERMO. Mentre il gip tiene aperta per altri approfondimenti l'inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa un'altra indagine sul ministro Saverio Romano è alla vigilia di una svolta. E' quella per corruzione aggravata nella quale Romano è indagato con il senatore Carlo Vizzini del Pdl e Salvatore Cuffaro, l'ex presidente della Regione siciliana in carcere per favoreggiamento di Cosa nostra.
I magistrati della Procura si apprestano a trasmettere al Parlamento una serie di intercettazioni che chiedono di utilizzare per l'indagine su un giro di tangenti che ruotano attorno alla società Gas, di cui erano soci Massimo Ciancimino e il tributarista Gianni Lapis. Dalle intercettazioni, recuperate su indicazioni dello stesso Ciancimino e trascritte dai carabinieri, emergono contatti tra Lapis e vari politici che avrebbero ricevuto denaro nell'ambito di un'operazione conclusa con la vendita della società a un gruppo spagnolo per 124 milioni di euro.
Il fatto nuovo, come scrive il Giornale di Sicilia in edicola oggi, è la scoperta che un'intercettazione del 2004 riguarda una persona (forse un deputato regionale) di nome Nicola che rispondeva a Lapis da un cellulare intestato all'Assemblea regionale siciliana. A lui Lapis diceva: "Guarda che uno e mezzo ho... Va bene?". Nicola rispondeva: "D'accordo, Gianni, e che posso dirti? Ci mancherebbe altro".
Altre intercettazioni il cui contenuto era comunque conosciuto chiamano in causa il senatore Vizzini che diceva di essere ridotto "ai minimi termini", il senatore dell'Udc Salvatore Cintola, morto l'anno scorso, e Romano. Si parlava della "operatività" di operazioni non chiare e di altre iniziative nelle quali era richiesto l'intervento dei politici.
Lapis e Ciancimino hanno già ammesso di avere pagato tangenti per la vendita della società Gas: 50 mila euro ciascuno a Romano e Cuffaro ("contributi elettorali" secondo Lapis), altri soldi a Vizzini. Tutti hanno negato di avere ricevuto mazzette. Vizzini ha anche spiegato che in un momento di difficoltà chiedeva a Lapis la restituzione di somme investite con la sua consulenza. Gli investigatori ipotizzano che alcune tangenti siano servite a compensare la concessione di appalti di metanizzazione che avevano fatto crescere il valore della società. E in questo filone dell'inchiesta sarebbero coinvolti altri politici e amministratori regionali e locali. Altre tangenti sarebbero state pagate, sospettano da tempo gli inquirenti, come "contropartita" di un provvedimento legislativo: la legge 350 del 24 dicembre 2003 che ha previsto per le aziende del gas un abbattimento dell'Iva e contributi per i trattamenti pensionistici.
Le intercettazioni risalgono agli anni 2003 e 2004. Il contenuto era noto ma non era stato trascritto. E' stato fatto dopo che Massimo Ciancimino, leggendo negli atti del suo processo riferimenti alle intercettazioni, ha segnalato l'esistenza di altre bobine poi recuperate dalla polizia giudiziaria.
Nessun commento:
Posta un commento