martedì 12 aprile 2011

Tarantini, arrestato consulente procura per fuga di notizie Oggi fa il giornalista

BARI - Questa mattina è stata eseguita in provincia di Lecce un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti del giornalista Andrea Morrone. La misura cautelare è stata disposta dal gip del Tribunale di Bari Sergio Di Paola, che ha accolto la richiesta dei pm inquirenti Teresa Iodice e Giuseppe Dentamaro nell'ambito di una delle inchieste della Procura di Bari su presunte fughe di notizie relative ad indagini che coinvolgono l'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini.

Morrone è sospettato di aver consegnato ad un giornale copia di atti giudiziari ancora coperti dal segreto di indagine. Tra l'altro nell'estate del 2009 avrebbe consegnato al Corriere della Sera copia del verbale di interrogatorio di Gianpaolo Tarantini nel quale l'imprenditore ricostruiva il giro di escort accompagnate a Palazzo Grazioli per le feste a casa del presidente del consiglio Silvio Berlusconi.

Morrone sarebbe indagato per accesso abusivo a sistema telematico, reato previsto dall'art. 615 ter del codice penale che prevede pene fino a 5 anni di reclusione. La condotta ipotizzata dalla Procura farebbe riferimento ad un periodo in cui Morrone lavorava come consulente informatico della Procura di Bari.

Dopo aver cessato il suo rapporto di consulenza con la procura, Morrone ha assunto quello di corrispondente dal Salento per il Corriere del Mezzogiorno, testata abbinata al Cooriere della Sera che aveva appunto diffuso gli atti di indagine che sarebbero stati estratti dal sistema informatico della repubblica. (g.l.)

DISPOSTO L'ARRESTO PER EVITARE REITERAZIONE E INQUINAMENTO PROVE
Il giornalista pubblicista è stato arrestato, per disposizione della magistratura barese, con l’accusa di essere la 'talpa' che nell’estate 2009 consegnò a un giornalista del 'Corriere della sera' i verbali di interrogatorio di Giampaolo Tarantini che parlava delle escort da lui portate alle feste dell’estate 2008 nelle residenze private del presidente Silvio Berlusconi.

Da stamane Andrea Morrone, collaboratore della redazione di Lecce del Corriere del Mezzogiorno, è agli arresti domiciliari nella sua casa di Cavallino (Lecce): all’epoca era consulente informatico della Procura barese.

Il testo dei verbali fu pubblicato il 9 settembre 2009. Morrone è accusato di accesso abusivo all’archivio informatico della Procura. Nei suoi confronti è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Bari Sergio Di Paola. L’inchiesta per fuga di notizie è affidata ai pm Teresa Iodice e Giuseppe Dentamaro ed è coordinata dal procuratore, Antonio Laudati.

Le indagini sono state fatte dalla squadra mobile e dalla Polizia postale: gli investigatori – a quanto si è potuto sapere – hanno accertato che il 4 agosto 2009, Morrone sarebbe entrato nel sistema informatico della Procura da un pc dello stesso ufficio, utilizzando la password di cui era in possesso in quanto sistemista.

Morrone all’epoca dei fatti era dipendende della ditta Consit, incaricata della sicurezza e dell’assistenza dei sistemi informatici degli uffici giudiziari baresi. Nell’ordinanza il gip ha riconosciuto le esigenze cautelari per il pericolo di inquinamento probatorio e di reiterazione del reato.

 MORRONE SOSPESO DALL'ORDINE DEI GIORNALISTI
L'Ordine dei giornalisti della Puglia ha disposto «l'immediata sospensione dall’albo di Andrea Morrone, giornalista pubblicista arrestato oggi nell’ambito dell’inchiesta della Procura barese sulla fuga di notizie relative all’indagine sulle escort e le feste organizzate da Giampaolo Tarantini a casa del premier». È detto in una nota della presidente dell’Ordine, Paola Laforgia.

«La sospensione in caso di arresto – si aggiunge nella nota - è prevista come misura obbligatoria ai sensi dell’art. 39 della legge 69/63. Dalle notizie sinora in nostro possesso il reato contestato a Morrone, la violazione del sistema informatico degli uffici giudiziari, non riguarderebbe la sua attività giornalistica, ma sarebbe stato commesso quando questi era consulente informatico della Procura».

 LA RICOSTRUZIONE DEL FURTO INFORMATICO
Morrone è accusato di accesso abusivo all’archivio informatico della Procura. L’inchiesta per fuga di notizie è affidata ai pm Teresa Iodice e Giuseppe Dentamaro ed è coordinata dal procuratore, Antonio Laudati: i pm hanno chiesto e ottenuto un’ordinanza di custodia cautelare dal gip del tribunale di Bari Sergio Di Paola. Le indagini sono state fatte dalla squadra mobile e dalla Polizia postale: gli investigatori ritengono che il 4 agosto 2009, Morrone sia entrato nel sistema informatico della Procura da un pc dello stesso ufficio e abbia prelevato i file dei verbali, passandoli poi a un giornalista del 'Corriere della Sera'. Per farlo, avrebbe utilizzato la password che egli possedeva in quanto sistemista: Morrone all’epoca dei fatti era dipendente della ditta Consit, incaricata della sicurezza e dell’assistenza dei sistemi informatici degli uffici giudiziari baresi.

 COSA CONTENEVANO I VERBALI
Gianpaolo Tarantini nei verbali parlava delle giovani donne e di alcune escort, tra cui Patrizia D’Addario, ingaggiate e portate a feste nelle residenze private di Berlusconi. Parlava comunque anche delle escort 'fornitè all’allora vicepresidente della Regione Puglia Sandro Frisullo (Pd), che è stato arrestato vari mesi dopo per una questione di appalti in forniture sanitarie. La talpa – si era sempre sottolineato in ambienti giudiziari – avrebbe potuto essere solo una persona che aveva accesso agli atti del fascicolo poichè, per evitare fughe di notizie, l’interrogatorio di Tarantini si era tenuto in una caserma della Guardia di finanza alla presenza di alcuni finanzieri e del pm inquirente, Giuseppe Scelsi, e dei difensori dell’indagato.

Per cautela fu anche deciso di non far trascrivere alla stenotipista le dichiarazioni dell’imprenditore, che furono salvate direttamente in files su un computer da un militare. I difensori dell’indagato, Nicola Quaranta e Nico D’Ascola, rinunciarono ad avere copia del verbale proprio per 'blindare' ulteriormente l’audizione.

ORDINE E SINDACATO GIORNALISTI: PREOCCUPANTI LE TANTE INTERCETTAZIONI SU GIORNALISTI
«Dalla lettura del provvedimento cautelare emesso nell’ambito dell’inchiesta sulla fuga di notizie nell’inchiesta Tarantini, emerge uno scenario preoccupante nel quale risulta che l’autorità giudiziaria ha sottoposto ad intercettazioni diversi cronisti di giudiziaria di Bari con lo scopo di risalire agli autori del presunto reato». E' quanto affermano in una nota congiunta il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Puglia, Paola Laforgia, e il presidente dell’Associazione della Stampa della Puglia, Raffaele Lorusso.

«Tale attività, che colpisce innanzitutto per la sistematicità e per le dimensioni, – si legge – mette in discussione un principio fondamentale per la libertà di stampa che è la tutela delle fonti e della loro segretezza. Giornalisti estranei al reato su cui si indagava hanno scoperto di essere stati intercettati come strumenti viventi di ricerca della prova, avendo come unica colpa quella di fare i cronisti».

L’Ordine dei giornalisti e l’Assostampa di Puglia ribadiscono «la fiducia nella magistratura e confidano in una rapida definizione della vicenda». «Tuttavia, – è detto nel comunicato – non possono non sottolineare che il diritto costituzionalmente garantito di informare i cittadini e di farlo liberamente, nel rispetto delle leggi e delle regole, non può essere sottoposto a controlli invasivi come quelli verificatisi in questa inchiesta». «Scambi di opinione tra giornalisti – si conclude – non possono diventare materia di atti giudiziari, come avvenuto in questa occasione. Così come lo strumento della intercettazione non può non incontrare dei limiti tutte le volte in cui si confronta con diritti di livello costituzionale».

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