La decisione del tribunale del riesame di Palermo. Il deputato regionale del Pd finito in manette un mese fa per aver intascato una mazzetta per il fotovoltaico. Era in carcere a Termini Imerese
PALERMO. Il Tribunale del riesame di Palermo, presieduto da Gioacchino Natoli, ha concesso gli arresti domiciliari a Gaspare Vitrano, il deputato regionale del Pd finito in manette un mese fa per aver intascato una mazzetta per il fotovoltaico. Era in carcere a Termini Imerese.
Vitrano era stato arrestato l'11 marzo di quest'anno mentre intascava una busta con 10 mila euro in contanti. La somma era stata chiesta a un imprenditore come "acconto" di una tangente di 50 mila euro come compenso di una concessione per impianti fotovoltaici a Roccamena (Pa) e a Francofonte (Sr).
Il difensore di Vitrano, l'avvocato Vincenzo Lo Re, aveva chiesto per il deputato siciliano la scarcerazione, presentando un corposo faldone di documenti per dimostrare gli investimenti del deputato nel fotovoltaico. Negli interrogatori in carcere Vitrano ha infatti negato che si trattasse di una tangente, spiegando che i diecimila euro erano parte dei ricavi di una delle società di cui lui faceva parte.
Gli arresti domiciliari erano stati concessi dal gip anche all'ingegnere Pier Giorgio Ingrassia, il direttore del cantiere di Roccamena, che per i pm sarebbe stato il mediatore tra Vitrano e l'imprenditore che ha denunciato il deputato. Ai pm Ingrassia ha spiegato, nell'ultimo interrogatorio, di avere pagato 190 mila euro, come anticipo di una mazzetta, attraverso il preliminare per l'acquisto di una villetta a Siracusa. Acquisto che non sarebbe mai andato a buon fine.
Nessun commento:
Posta un commento