CASERTA - Più della metà dei dipendenti dell’Ufficio scolastico provinciale di Caserta, ossia dell’ex Provveditorato agli studi, indagata per violazioni del contratto di lavoro, delle regole sul servizio da rendere all’utenza. Cartellini timbrati da colleghi per coprire assenze ingiustificate, ritardi a iosa e, cosa incredibile, senza che nessuno notasse nulla tra coloro che all’interno dello stesso Ufficio scolastico avrebbero dovuto controllare.
Così alla fine ci hanno dovuto pensare i carabinieri del comando provinciale di Caserta, coordinati dalla Procura di S. Maria, a verificare come stavano le cose. Il primo risultato dell’inchiesta è che all’Ufficio scolastico provinciale di Caserta, sono ora 56 gli indagati su un organico complessivo di 100 dipendenti. Il motivo è sempre lo stesso: assenteismo. Questa volta però altri sei dipendenti sono destinatari di una misura interdittiva della sospensione dall'esercizio delle loro funzioni. I provvedimenti sono scaturiti da una misura restrittiva ai domiciliari notificata il 24 marzo scorso a un altro dipendente dello stesso ente.
I reati contestati non sono di poco conto e vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato al falso in atto pubblico.
L’inchiesta è partita da alcune segnalazioni effettuate da utenti dell’Ufficio scolastico provinciale e si è avvalsa della collaborazione interna dei responsabili dei vari settori. Ma il metodo seguito dai carabinieri è stato quello classico. Durante i mesi di febbraio e marzo dello scorso anno i militari hanno effettuato delle riprese nascoste dei movimenti dei vari dipendenti. Inquadrati distintamente i dispositivi dove dovevano essere timbrati i cartellini e le persone che eseguivano l’operazione. Alla fine del periodo di verifica i militari hanno acquisito la documentazione interna delle presenze e l’hanno confrontata con le immagini raccolte.
È emerso di tutto. Alcuni dipendenti, con la complicità di colleghi, si facevano timbrare il cartellino ma al lavoro non si recavano affatto, risultando presenti. Altri si facevano timbrare dai colleghi il cartellino all’ingresso e arrivavano poi con comodo. Altri ancora entravano e poi uscivano senza timbrare. Un bel gruppetto invece lasciava il lavoro in anticipio e si faceva timbrare il cartellino da chi restava. Insomma questi cartellini passavano di mano in mano in una maniera impressionante.
I carabinieri hanno calcolato che il danno erariale in tre settimane per l'Ufficio è stato di circa 10mila euro. Solo coloro a cui è stata addebitata una condotta più plateale sono stati sospesi dal servizio con provvedimento del Gip del tribunale di S. Maria Capua Vetere. Un provvedimento della magistratura, appunto, mentre di provvedimenti interni che pure sarebbero sacrosanti non si ha ancora notizia. Le indagini dei carabinieri e della Procura, ora, si stanno concentrando su coloro che avrebbero dovuto controllare la presenza al lavoro dei dipendenti e non l’hanno fatto. Come fa un capo ufficio a non accorgersi che il suo sottoposto non è a lavoro quando invece vi risulta? O che va via prima? O che viene quando gli pare?
Insomma chi controlla i controllori? Quest’ultimo del resto è uno dei motti cui si ispira la Procura della Repubblica di S. Maria Capua Vetere, diretta da Corrado Lembo e in stretta collaborazione con gli aggiunti tra cui Luigi Gay che ha seguito questo filone di inchiesta relativo all’Ufficio scolastico provinciale. In precedenza analoghe inchieste avevano condotto a numerose denunce di dipendenti della sanità e di altri enti locali. Decine di persone che, evidentemente, in tempi di crisi, non apprezzano il fatto che almeno loro uno stipendio ce l’hanno.
di Claudio Coluzzi
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