Infiltrazioni della ndrangheta negli appalti. Ancora una volta la criminalità organizzata sarebbe riuscita ad entrare nelle istituzioni per condizionarle
Diciassette inviti a comparire sono stati spediti tra il capoluogo e Isola per le notifiche. Al centro della scena, la riqualificazione del corso principale di Catanzaro, un appalto particolarmente appetibile e aggiudicato alla ditta “Cantieri edili”, di Daniele Lobello, il cui nome figura in cima all'elenco degli indagati, insieme a quelli del padre, Giuseppe, e del fratello, Antonio. Associazione a delinquere di stampo mafioso, l'ipotesi di reato formulata a loro carico dal magistrato, nel contesto che vede analoga accusa mossa ai presunti esponenti dei clan isolitani, Mazzagatto, Scerbo e Mannolo. Quindi, si continua con gli imprenditori Salvatore e Gaetano Rotundo, e con l'impresa che figurava in Ati con la “Cantieri edili” nella riqualificazione di corso Mazzini. Abuso d'ufficio, invece, il reato ipotizzato a carico di sette tecnici, tra funzionari del comune di Catanzaro ed esterni, che hanno ruotato intorno all'appalto “incriminato”. Capitolo a parte per un giovane avvocato, che, secondo il magistrato, durante le indagini, avrebbe rassicurato Daniele Lobello, rivelandogli di aver saputo da un funzionario della Procura (la sua posizione è ancora al vaglio degli inquirenti) che il fascicolo non sarebbe andato avanti. Grave, infine, l'imputazione di concorso esterno in associazione mafiosa formulata a carico di un alto funzionario della Prefettura, che avrebbe sollecitato gli uffici ad espletare la pratica relativa al certificato antimafia che era stato revocato alla “Cantieri edili”. E sarà proprio da lui che si partirà lunedì prossimo con gli interrogatori, che andranno avanti a ritmo serrato per tutta la settimana prossima. Coperti da “omissis”, invece, gli ulteriori nomi di indagati, che lasciano presupporre scenari ben più gravi e ancora tutti da svelare.
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