Le affermazioni dell'ex boss D'Aquino durante l'interrogatorio. Fa una distinzione tra il presidente della Regione Siciliana e suo fratello Angelo, parlamentare nazionale del Mpa
CATANIA. "Angelo Lombardo è amico di tutta la malavita di Catania, e questo lo affermo. Raffaele Lombardo non mi sento di dire che è amico della malavita di Catania, Angelo al 101%". E' uno dei passaggi dell'interrogatorio reso da Gaetano D'Aquino, esponente di spicco della cosca Cappello che sta collaborando con la giustizia, agli atti dell'inchiesta Iblis. L'ex boss fa una distinzione tra il presidente della Regione Siciliana e suo fratello Angelo, parlamentare nazionale del Mpa. Quando al gruppo è chiesto il voto "si faceva sempre il nome di Angelo Lombardo e il Mpa" e che "per deduzione, per logica - precisa il pentito - si pensava di fare un favore anche a Raffaele".
D'Aquino ricorda di avere sentito uno dei vertici di Cosa nostra a Catania, Enzo Aiello, che definiva "cornuto Raffaele Lombardo" perché dopo il voto per le regionali i suoi uomini "erano scomparsi" nonostante "il clan Santapaola lo avesse aiutato moltisssimo", ma lui "nel fatto materiale non si adoperò a niente" ed era "inavvicinabile".
Il pentito ricostruisce anche un incontro elettorale, "una mangiata in un agriturismo" nel Catanese, al quale partecipò "un centinaio di persone", tra "malavitosi e gente per bene", prima delle Regionali al quale prese parte il boss Rosario Di Dio che parlò della "necessità di appoggiare il Mpa, di votare Raffaele Lombardo, senza spiegare il perché".
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