L’ex vicepresidente della Regione indagato per concorso in associazione mafiosa. Alcuni pentiti parlano di "compravendite di voti" in occasioni delle elezioni regionali del 1996, 2001 e 2006
PALERMO. E' durato oltre tre ore l'interrogatorio dell'ex vicepresidente della Regione siciliana Michele Cimino, indagato per concorso in associazione mafiosa. Il politico del Pdl, a cui due settimane fa è stato notificato un avviso di garanzia dalla Procura di Palermo, è stato sentito
dal pm Fernando Asaro e dall'aggiunto Vittorio Teresi.
I magistrati contestano a Cimino di avere comprato, con denaro e assegnazioni di appalti pubblici, i voti di Cosa nostra, in particolare delle cosche di Porto Empedocle e Siculiana (Agrigento).
Ad accusare il politico sono i pentiti Maurizio Di Gati, ex capo provinciale di Cosa nostra agrigentina, suo fratello Beniamino e i collaboratori Carmelo Sardino e Luigi Putrone. I pentiti riferiscono di "compravendite di voti" in occasioni delle elezioni regionali del 1996, 2001 e 2006, anni in cui Cimino proprio a Porto Empedocle e Siculiana fece il pieno di consensi. Cimino che ha risposto ai pm, dicendosi estraneo ai fatti, è difeso dagli avvocati Nino Caleca e Grazia Volo.
"Sono molto dispiaciuto e amareggiato per questa disavventura giudiziaria. Sono certo che tutto potrà risolversi al più presto. Credo nella giustizia e sono pronto e disponibile per qualsiasi altro chiarimento". Ha detto Cimino dopo essere stato sentito dai pm di Palermo.
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