In appello confermate pene per circa un secolo contro le cosche di San Lorenzo e Tommaso Natale. Il processo scaturisce dal ritrovamento nel covo del boss Salvatore Lo Piccolo di un libro mastro del pizzo. Sei assoluzioni
PALERMO. Diciotto condanne e sei assoluzioni. Si è concluso così in appello uno dei processi di "Addiopizzo" (il quarto) nel quale erano coinvolti anche tre commercianti che non avevano denunciato le estorsioni. Tutti e tre erano stati condannati in primo grado a sei mesi per favoreggiamento. In appello la condanna è stata confermata solo per i titolari di un panificio, Rosalia Messina e Leonardo Ragusa, mentre il proprietario del "Baretto", Vincenzo Schillaci, è stato assolto.
Complessivamente i giudici hanno confermato condanne per circa un secolo (40 in meno rispetto al primo grado) per vari reati: associazione mafiosa, estorsione, traffico di droga, detenzione di armi. Il processo scaturisce dal ritrovamento nel covo del boss Salvatore Lo Piccolo di un libro mastro del pizzo; gli imputati sono legati alle cosche di San Lorenzo e Tommaso Natale. La pena più elevata (11 anni e 8 mesi) è stata decisa per Giuseppe Lo Verde mentre Gabriele Daviì è stato condannato a 8 anni e 8 mesi, Mario Farrazzano, Roberto La Vardera e Salvatore Mangione a 8 anni ciascuno. Le altre condanne vanno da 2 a 6 anni.
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