I risultati della prima ispezione del cadavere: "Violenza feroce". Il parroco: l'orco in mezzo a noi.Vicino al corpo sim del cellulare, chiavi di casa e iPod. Il questore:trovati elementi importantissimi
Sono elementi «importantissimi» quelli acquisiti dagli investigatori dopo il ritrovamento del corpo di Yara. I primi, fra tutti quelli raccolti finora, veramente determinanti per le indagini. Ora si sa che Yara è stata accoltellata, almeno sei volte e che si è difesa, ha lottato con l’assassino, prima di essere abbandonata in un campo incolto ai margini del comune di Chignolo D’Isola (Bergamo), a pochi chilometri in linea d’aria dal suo paese natale, Brembate Sopra, da dove era scomparsa il 26 novembre scorso, giusto tre mesi fa.
Così, mentre si attendono ancora le certezze relative a queste ipotesi, che potranno essere fornite solo dagli esiti degli esami anatomo-patologici sul cadavere (gli accertamenti cominceranno domani mattina all’Istituto di medicina legale di Milano, dove oggi si sono recati i genitori per il riconoscimento), gli investigatori possono riformulare lo scenario del caso. E a prevalere è, come nelle prime ore dopo la scomparsa di Yara, la tesi del maniaco. «Nelle favole tutto finisce bene ma adesso sappiamo cosa è un orco e siamo preoccupati perchè l’orco è tra noi»: ha detto don Corinno, parroco di Brembate Sopra, nella messa delle 10. «Yara ora è un angelo», ha aggiunto.
Il sorriso dolcissimo della ragazzina, però, quello che compariva su tutte le foto affisse dopo la sua scomparsa, contrasta in modo straziante con la visione dei suoi resti raccontata da un agente. Il corpo di Yara Gambirasio era disteso sulla schiena con le braccia all’indietro. E secondo quanto si è appreso, i resti non erano individuabili da lontano, e nonostante si trovassero senza alcuna copertura, nemmeno parziale, sopra delle sterpaglie, già da pochi passi risultavano praticamente invisibili. Una considerazione che avvalora l’ipotesi che il corpo possa essere stato abbandonato in quel luogo da tempo, forse il giorno stesso dell’omicidio, che sarebbe avvenuto «nell’immediatezza» della scomparsa.
La scena apparsa agli occhi delle prime persone accorse sul posto è stata quella di un cadavere in avanzatissimo stato di decomposizione: disteso sulla schiena, con le braccia all’indietro oltre il capo come nel tentativo di liberarsi da qualcuno di dosso, o forse a causa di un breve trascinamento. Le mani parzialmente coperte dalle maniche del giubbotto, lo stesso che indossava il giorno che è scomparsa, come peraltro gli altri abiti, la felpa, i pantaloni elasticizzati e i guanti. In tasca sono stati trovati alcuni oggetti come la sim card del suo telefonino, un ipod, le chiavi e la batteria del cellulare, che invece manca - molto stranamente - all’appello. Il corpo in alcuni tratti era quasi mummificato e in alcuni punti scarnificato forse per l’intervento di alcuni animali, e presentava dei tagli, uno più esteso e profondo alla schiena all’altezza dei reni, altri all’altezza del collo e del petto.
Dal riserbo degli ambienti investigativi, in serata, è però trapelato un convincimento: Yara è stata accoltellata. È stata colpita dal suo assassino con almeno sei fendenti, alcuni dei quali inferti con molta violenza. L’esame del cadavere avrebbe evidenziato una ferita alla gola, una al polso e ben quattro alla schiena, una delle quali molto profonda all’altezza dei reni. L’ipotesi è che la ragazza sia stata prima colpita al collo, poi al polso, nel tentativo di difendersi, e infine alla schiena. Yara, inoltre, come detto, potrebbe essere stata uccisa subito, probabilmente la stessa sera del 26 novembre o nelle ore immediatamente successive. I capelli di Yara, infatti, erano ancora legati con lo stesso elastico rosso che indossava quando è scomparsa. Gli investigatori della Polizia di Stato, che stamani hanno sequestrato le immagini delle telecamere di sorveglianza dell’ azienda proprietaria del campo, e che confina con esso (tutta la zona, infatti, è video sorvegliata) acquisiranno ora anche i dati registrati dalla cella telefonica che "copre" il campo di Chignolo d’Isola.
L’accertamento ha uno scopo preciso: individuare tutti i telefoni che si sono agganciati alla cella di Chignolo la sera del 26 novembre e nei giorni seguenti. Servirà a verificare se tra tutti i telefoni che hanno agganciato la cella di Chignolo in quelle ore, ve ne siano uno o più che verso le 18.30 del 26 novembre hanno agganciato la cella di Brembate che ’coprè la zona dove si trova la palestra da cui Yara è uscita senza più fare ritorno a casa.
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