FIRENZE - "Da cappellano avevo colloqui con Spatuzza. Ma non mi ha mai detto che avrebbe collaborato finchè una domenica, prima di una messa nella sezione del 41 bis, Spatuzza agitò alcuni foglietti che recavano la figura di don Puglisi e mi disse: "Padre Pietro mi sento responsabile della morte di questo santo". Poi la settimana successiva fu trasferito". Lo ha detto il cappellano del carcere di Ascoli Piceno, frate Pietro Capoccia, testimoniando al processo di Firenze contro il boss Francesco Tagliavia per le stragi del '93. Spatuzza è responsabile dell'omicidio di don Pino Puglisi con Salvatore Grigoli.
Frate Capoccia, rispondendo a domande del pm Alessandro Crini sull'inizio del "pentimento" di Spatuzza, ha anche detto che "Spatuzza non mi ha mai detto dei suoi problemi giudiziari" e ha raccontato dei suoi interessi per gli studi religiosi.
"Con lui avevo contatti come cappellano, per la messa, per l'istruzione religiosa, e anche come supporto psicologico e religioso. Poi - ha proseguito -, quasi subito dopo che è arrivato al carcere di Ascoli, nei colloqui con lui c'è stato di mezzo l'argomento di studiare la religione, quindi l'ho orientato verso la scuola superiore di scienze religiose di Ascoli".
"Spatuzza - prosegue la testimonianza - ha voluto scegliere questo argomento perché si sentiva attratto. È stata una scelta sua. Io - ha anche detto il religioso - gli ho procurato i libri per poter seguire il corso e mi risulta che nelle sue note c'erano molti otto, impensabile per un privatista. Poi non ha potuto dare tutti gli esami perchè l'hanno trasferito". "A me Spatuzza sembrava sincero", ha concluso padre Capoccia.
Sempre in mattinata è stato sentito Pietro Romeo che ha raccontato di avere appreso queste cose mentre con Spatuzza e Giuliano si trovavano in contrada Ciaculli. Successivamente, in aula, quando l'avvocato di parte civile Enrica Valle ha ricordato a Pietro Romeo un passaggio di una sua dichiarazione del 14 dicembre 1995 sulla questione di "un politico" esterno alle stragi, Romeo ha detto: "Confermo".
Il testo letto in aula al testimone dall'avvocato Valle riguarda un interrogatorio del 30 settembre 2009 in cui i pm ripetono a Pietro Romeo la sua dichiarazione in cui nel 1995 precisò che "Giuliano gli aveva detto che le stragi venivano fatte per il 41 bis e che c'era un politico di Milano che aveva detto a Giuseppe Graviano di continuare a mettere le bombe".
Romeo all'epoca precisò che "questo discorso era stato fatto a lui da Francesco Giuliano mentre erano soli in auto all'epoca successiva al fallito attentato a Contorno". "Giuseppe Graviano aveva fatto discorsi in cui si parlva di fare attentati con bombe perché lo aveva detto un politico", proseguì la dichiarazione di Romeo nel '95 ricordata oggi.
Poi il 29 giugno 1996, in un altro interrogatorio, Pietro Romeo intese "fare il nome del politico" appreso dalla conversazione tra Spatuzza e Giuliano a cui aveva assistito.
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