Lo si apprende da fonti investigative, secondo le quali l’ipotesi sarebbe supportata dalle condizioni in cui è stato trovato il cadavere, vestito e in stato di grave decomposizione. Saranno comunque gli accertamenti scientifici che saranno eseguiti nei prossimi giorni a confermare o smentire questa possibilità.
Il riconoscimento del corpo è avvenuto anche grazie al rinvenimento dell’apparecchio per ortodonzia che la giovane aveva. Un particolare questo che, unito all’abbigliamento, ha convinto gli investigatori di trovarsi di fronte al cadavere della ragazzina.
A scoprire il corpo della tredicenne nascosto tra la fitta vegetazione di un campo incolto, sempre secondo quanto si apprende, sarebbe stato un uomo che stava portando il cane a passeggio e si trovava nella zona per caso; non avrebbe alcun ruolo nella vicenda. L’uomo ha immediatamente chiamato gli investigatori, che hanno identificato Yara, con indosso i resti dei vestiti che aveva la sera della scomparsa.
Il campo dove è stato trovato il corpo di Yara è stato isolato dalle forze dell’ordine. La zona è industriale, ci sono molti capannoni, alcuni in costruzione, e il campo, molto esteso, si sviluppa proprio al termine degli edifici. La via di accesso è stata chiusa e molte persone, tra giornalisti e curiosi accorsi dal paese vicino, sono tenuti a distanza di oltre 200 metri dal campo.
Uomini della polizia scientifica, assieme al medico legale, stanno effettuando i primi rilievi sul
cadavere. Sul posto, oltre alle forze dell’ordine e al magistrato, si trovano anche i vigili del fuoco, che hanno illuminato con le cellule fotoelettriche il campo dove è stato rinvenuto il corpo, in modo da consentire gli accertamenti.
Su richiesta della famiglia, dal 29 gennaio, sulla vicenda era calato il silenzio stampa. Ma, a Brembate Sopra, nella Bergamasca, ricerche e indagini da parte di polizia e carabinieri non si erano mai interrotte. Ogni giorno una quarantina di persone tra polizia (entrati in azione anche gli uomini del reparto mobile di Padova), polizia provinciale, Protezione civile, i carabinieri del III battaglione di Milano e della stazione di Ponte San Pietro e i volontari degli alpini hanno perlustrato divisi in due gruppi le zone intorno a Brembate Sopra: campi, boschi, ruderi e casolari abbandonati. L’attenzione della gente (anche di chi vive lontano da Brembate Sopra) non è mai calata, e si concentrava intorno al parroco don Corinno Scotti (dal quale gli stessi giornalisti sono andati a confessarsi e a raccontare i loro problemi, anche relativi al modo in cui sono stati toccati dal dramma).
Tra medium e mitomani, anche storie toccanti. Un mese fa una coppia di Milano ha consegnato a don Corinno 5.000 euro da consegnare alla famiglia di Yara, ma la madre (che dalla scomparsa della figlia non è mai tornata al lavoro) ha detto al parroco di tenerli da parte per «quando faremo festa per la bambina». Un uomo ha telefonato al sacerdote dalla Sicilia due volte la settimana e gli raccontava del figlio 16enne assassinato due anni fa. Ma ci sono stati anche i malintenzionati, come quello che si è presentato come agente dei servizi segreti, ha rivelato al parroco che Yara sarebbe tenuta prigioniera in Romania, poi in Bulgaria, poi in Kosovo. Alla fine ha chiesto del denaro.
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