BRINDISI - Potrebbe appartenere a Cosimo Talliente, il mesagnese scomparso una ventina di anni fa per mano dei sicari della Sacra corona unita, lo scheletro che, stando ad indiscrezioni, sarebbe stato rinvenuto qualche giorno fa nella campagna tra Mesagne e Tuturano. A portare gli investigatori nel luogo in cui era sotterrato lo scheletro sarebbero state le indicazioni del collaboratore di giustizia Ercole Lino Penna, 36 anni, mesagnese,marito della nipote di Giuseppe Rogoli, il fondatore della Scu.
Cosimo Talliente, soprannominato “Scampolino”, era scomparso nel 1991, nel periodo in cui era in atto una delle più sanguinose faide che nel corso degli anni hanno scosso la Scu. Le indagini non erano riuscite a far emergere alcun elemento che potesse far risalire agli assassini e al luogo in cui i resti erano stati nascosti. C’era la certezza che fosse stato ammazzato. Ma oltre non si era mai riusciti ad andare. Fratellastro di Carmelo Tagliente, soprannominato “Mimino senza sicura”, si disse che era stato ammazzato perché la Scu gli aveva ordinato di eliminare il suo congiunto. Lui si sarebbe rifiutato e i suoi capi ne ordinarono l’eliminazione.
Di Scampolino si persero le tracce. Sino a quando sul palcoscenico dei pentiti non è comparso Penna. “Ho deciso di collaborare – ha detto l’altro giorno in un’udienza di un processo per mafia e altro, interrogato come teste dell’accusa in video-conferenza – perché ero stanco della vita che conducevo e perché voglio avere una famiglia normale, vivere come tutti gli altri, con mia moglie e i figli”.
“Linu lu biondu”, alias Penna, era stato arrestato il 29 settembre scorso nell’ambito dell’operazione Calipso (associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni alle sale da gioco). Dopo qualche settimana, esattamente il 9 novembre, decide di passare dall’altra parte. Chiama il magistrato antimafia Alberto Santacetterina e inizia il suo lungo, lunghissimo racconto. Al magistrato consegna un blocco notes pieno zeppo di episodi dei quali intende riferire. Tra questi gli omicidi. I risultati della sua collaborazione sono tangibili.
Avrebbe anche parlato di Scampolino indicando la casa nelle campagne tra Mesagne e Tuturano nei pressi della quale era stato sotterrato il giovane dopo essere stato ammazzato. E in effetti, stando alle indiscrezioni che circolano a Mesagne, i poliziotti della Squadra mobile di Brindisi e del Commissariato di Mesagne, nel punto indicato dal collaboratore avrebbero rinvenuto questo scheletro. Su questo rinvenimento c’è il massimo riserbo. Nessuna conferma. Gli investigatori stanno procedendo con molta cautela in attesa dei fuochi d’artificio che esploderanno non appena il quadro probatorio, basato sulle rivelazioni del pentito, sarà completo.
Un primo assaggio si è avuto il 27 dicembre quando il magistrato antimafia Alberto Santacatterina ha emesso decreto di fermo nei confronti di ventotto indiziati di reato. Un secondo assaggio della portata delle dichiarazioni di Penna è stata la notizia del coinvolgimento nelle attività della Scu di un consigliere comunale di Mesagne, accusato dal pentito di voto di scambio. Non sarebbe, però, il solo politico coinvolto. Ce ne sarebbero altri e di peso ben maggiore. Come, d’altro canto, ci sarebbero alcuni imprenditori mesagnesi insospettabili.
PIERO ARGENTIERO
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