mercoledì 23 febbraio 2011

Gheddafi, famiglia in fuga ma Malta respinge la figlia

E' mistero sulla sorte degli altri

 
Mentre un altro regime del Nord Africa, quello libico, appare sgretolarsi, inizia la fuga dei familiari del leader, in quel copione già visto nelle scorse settimane che ha accompagnato la fine di Ben Ali e Hosni Mubarak. Ma, almeno per ora, i familiari di Muammar Gheddafi incontrano sulla propria strada solo porte chiuse.

A Malta il caso più clamoroso: un aereo libico che cercava di atterrare senza autorizzazione ha perso il braccio di ferro con le autorità dell’isola - incentrato sulla penuria di carburante del velivolo - ed è stato costretto a tornare indietro. Tra le 14 persone a bordo dell’Atr42 della Libyan Airlines c’era anche la figlia di Gheddafi, Aisha, 34 anni, avvocato divenuta celebre per aver fatto parte del team legale di Saddam Hussein.

Il no all’atterraggio, si apprende da fonti vicine al governo maltese, è stato deciso «per non creare un precedente». In Libano, invece, è stata negata l’autorizzazione all’atterraggio di un aereo privato, su cui si trovava la moglie di origine libanese del quintogenito di Gheddafi, il controverso Hannibal, e altri suoi familiari. «L’aeroporto di Beirut ha ricevuto nella notte fra domenica e lunedì una richiesta delle autorità libiche per accogliere un aereo di proprietà della famiglia Gheddafi, con a bordo diverse persone fra cui Aline Skaff, la moglie di Hannibal Gheddafi, che è di origine libanese», ha riferito una fonte dei servizi di sicurezza, che ha chiesto di rimanere anonima: «Il Libano ha respinto la richiesta», ha poi confermato.

Hannibal è arrivato alla ribalta delle cronache soprattutto per le sue intemperanze: a Ginevra nel 2008 fu arrestato con la moglie e rilasciato pochi giorni dopo per aver maltrattato i suoi domestici, un episodio che ha provocato una lunga, complicata crisi diplomatica fra Libia e Svizzera. È mistero sulla sua sorte, come su quello delle due mogli, Fatiha e Safia, e degli altri figli di Gheddafi. Il primogenito Mohammad, nato dal primo matrimonio, presiede il Comitato olimpico nazionale, ma soprattutto gestisce le telecomunicazioni del Paese. Il quartogenito Mutassim è invece ufficiale nell’esercito libico, e in passato è stato indicato come possibile delfino. Gli unici di cui si hanno notizie certe sono il terzogenito Saadi, 36 anni, e Saif al-Islam, 38 anni. Il primo, che ha avuto una breve carriera come calciatore anche in Italia (Perugia e Sampdoria), ha tentato di presentarsi come «governatore» a Bengasi la scorsa settimana, ritrovandosi però assediato in albergo dai rivoltosi. Ora non si sa che fine abbia fatto.

Saif è invece intervenuto due giorni fa in tv e apparso accanto al padre ieri, dopo l’intervento fiume in cui il rais ha assicurato che morirà «da martire». Secondo gli osservatori è proprio su di lui che il rais punta nell’immediato futuro. Per il ministro Franco Frattini però si tratta di ipotesi: «Non lo so se potrà avere un ruolo», ha detto oggi il titolare della Farnesina.

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