Le tangenti sarebbero state pagate per tutto: pratiche d'esami, collaudi e immatricolazioni. Accusati titolari di autoscuole, esaminatori e funzionari della Motorizzazione
PALERMO. «Prendono soldi. Sono colleghi miei che erano soliti prendere soldi dai titolari di autoscuole». Con queste parole, Antonino Nobile, il funzionario della motorizzazione di via Onorato, ha confessato tutti gli illeciti che gli venivano contestati, accusando altri personaggi che non erano stati coinvolti nella maxi inchiesta sulle «patenti facili». Uno di loro è Emanuele Lo Cascio, arrestato il mese scorso e adesso ai domiciliari. Ma ci sono anche due titolari di autoscuole, cinque sono esaminatori vicini a titolari di agenzie automobilistiche e tre funzionari della Motorizzazione. Le tangenti venivano pagate per tutto: velocizzare pratiche d’esame, collaudi amministrativi, immatricolazioni. E, secondo Nobile, tutti lo sapevano.
«Sergio Cinà e Salvatore Di Benedetto (titolari di autoscuole), mi davano soldi per velocizzare le pratiche. – ha dichiarato l’indagato - Ho chiesto di far passare i loro candidati agli esami nel mio verbale, ossia di far passare a me i candidati che dovevano essere esaminati da un altro collega». Un altro responsabile di agenzia, Giuseppe Pagano, avrebbe pagato per un motivo diverso. «Mi dava soldi, 150-200 euro per registrare le pratiche di collaudo Gpl». Mazzetta obbligatoria perfino per un gancio di traino. «Salvatore Nave mi dava 50 euro per una pratica di collaudo amministrativo di un mezzo. Si trattava di un gancio traino che si doveva verificare se montato o meno». Stessa regola per le immatricolazioni. «Giuseppe Licata (altro titolare di autoscuola) mi dava soldi, tre episodi per un totale di 800 euro. Me lo portò Pagano per pratiche di immatricolazione con omologazioni particolari del Ministero. Feci fare una relazione tecnica da un ingegnere che è andato a Gela per vedersi i mezzi. A lui ho dato 450 euro e per me ho trattenuto 150 euro».
Gli investigatori sono al lavoro per trovare i necessari riscontri a queste accuse. Intanto, il gip Piergiorgio Morosini, ha deciso di tenere Nobile ancora in carcere convinto che non avrebbe detto tutto quello che sa. Un altro interrogatorio è fissato per la prossima settimana.
Il re delle “patenti facili” confessa: così gli assenti superavano l’esame
Antonino Nobile, il funzionario della motorizzazione al centro dell’inchiesta, ha spiegato il meccanismo di corruzione che era in atto negli uffici. “Bastava pagare, da 50 a 100 euro”
PALERMO. Oltre 100 episodi di corruzione avvenuti. Li ha ammessi Antonino Nobile, in arte mister 100 euro, il funzionario della Motorizzazione, al centro dell’inchiesta sulle “patenti facili”. Il meccanismo era semplice: bastava pagare dai 50 ai 100 euro e, in alcuni casi, non bisognava nemmeno presentarsi all’esame. La confessione è avvenuta nel corso di un interrogatorio durato 4 ore, con il pm Amelia Luise.
Nobile ha parlato della corruzione che dilagava negli uffici di via Onorato, ha fatto i nomi di tre colleghi, tra cui quello di Emanuele Lo Cascio, già in cella. Ha descritto il rapporto tra funzionari e autoscuole, le quali spesso sembra che avessero un “esaminatore preferito”. Il prezzo da pagare per ogni tornata di esame era di 1.000 - 1.500 euro. Ma le mazzette venivano incassate per tutto: patenti, immatricolazioni, revisioni e carte di circolazione. E si pagava anche quando capitava di avere candidati non preparati. «Lorenzo Gambino mi diede soldi perché il suo alunno era mediocre - afferma l’indagato - ha pagato 2-3 volte sempre per esami anche spontaneamente e dunque per rispetto, pur essendo un tirchio unico».
Ma c’è di più. L’esame, infatti, a detta di Nobile, poteva essere superato anche senza presentarsi. «Francesco Armanno e il figlio Massimo mi davano soldi, 50 euro sempre, e 4-5 volte hanno fatto esami con me, che ho dato loro pure il correttore di esami, come si vede nel video - dice Nobile - ricordo che una volta ho finto che un alunno, neppure presentatosi, aveva effettuato l’esame per il conseguimento della patente». Gli inquirenti, però, non credono che abbia detto veramente tutto e, per questo, il gip Piegiorgio Morosini ha respinto ieri la richiesta di arresti domiciliari della procura, decidendo di sentirlo personalmente la prossima settimana.
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