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giovedì 16 settembre 2010
Rom, violento scontro Sarkozy-Barroso
Rom, violento scontro Sarkozy-Barroso
«Continueremo a smantellare i campi»
Il presidente francese: «Rispettate le regole, con Berlusconi
siamo d'accordo». Bruxelles: «Discriminazioni inaccettabili»
BRUXELLES (16 settembre) - Resta altissima la tensione sui rom tra Francia e Ue. Lo scontro sulla questione dei rimpatri decisa da Parigi è stato al centro di un acceso scontro verbale tra un «furibondo» Nicolas Sarkozy e il capo dell'esecutivo europeo Josè Manuel Durao Barroso durante i lavori del vertice dell'Unione in corso a Bruxelles.
Il presidente francese ha impiegato quasi un'ora di conferenza stampa per spiegare il suo punto di vista e ha usato almeno una dozzina di volte la parola «oltraggio» in tutte le sue declinazioni. «È un affare che è stato oggetto di discussione durante il pranzo. E la totalità dei leader era scioccata - ha affermato Sarkozy - per le frasi oltraggiose della Reding. Che si è scusata, ma per la totalità dei leader è stato scioccante sentire una Commissaria europea pronunciare frasi che hanno ferito la totalità dei miei compatrioti».
Nella versione del presidente, non c'è stato alcuno scontro con Barroso. «C'è stato uno scambio molto violento tra il presidente della Commissione e il presidente francese», ha raccontato invece il premier bulgaro Boyko Borisov. «Nessuno ha alzato la voce - ha rimarcato Sarkozy - (Barroso) lo conosco bene e lo apprezzo. Ed ho apprezzato che abbia preso le distanze dalle espressioni usate dalla sua vicepresidente, che assimilavano la Francia al sinistro ricordo della seconda guerra mondiale. Il compito di un capo di Stato è quello di difendere il suo paese. Ha parlato di disgusto e vergogna: nessuno dei leader lo ha considerato accettabile». Sarkozy ha definito il paragone con la guerra mondiale «un' ingiuria, una ferita, un'umiliazione».
Poi Sarkozy ha ricostruito la vicenda Rom, cercando di dimostrare che non c'è mai stata motivazione etnica nella scelta della politica degli smantellamenti e delle espulsioni "volontarie". «A fine luglio ho deciso di agire per far rispettare la sicurezza pubblica. In quella situazione non era una scelta, era un dovere - ha affermato - La Francia ha agito, e continuerà ad agire, nello spirito della direttiva sulla libertà di circolazione, garantita a patto che si abbiano mezzi di sussistenza e si rispetti l'ordine pubblico». «Continueremo a smantellare tutti i campi illegali - ha proseguito - senza guardare chi li occupa. D'altra parte la legge non permette a nessuno di occupare un terreno che appartiene ad altri». Resta l'assicurazione che «i romeni sono benvenuti se hanno mezzi per mantenersi e rispettano la legge». Ma credo, ha concluso, «che se dei francesi andassero in Romania e si fermassero in un campo illegale verrebbero espulsi».
Il presidente francese ha poi detto di essere «d'accordo» con Silvio Berlusconi su come affrontare il problema dei rom. Presidente, ha parlato della questione dei rom con il premier Silvio Berlusconi?, gli è stato chiesto. «Si», ha risposto. Berlusconi è «d'accordo, siamo d'accordo», ha aggiunto Sarkozy.
«È vero che abbiamo sentito commenti esagerati: ieri, la commissaria Reding lo ha riconosciuto, penso che altri dovrebbero fare lo stesso», rinunciando a un certo «populismo», ha commentato Barroso ha risposto ai giornalisti che gli hanno chiesto un commento sullo scontro verbale con il presidente francese. Barroso ha rivolto un invito ad abbandonare «retorica inutile» e «controversie non necessarie» per non farsi distrarre dal vero problema. «La Commissione riempie il suo ruolo di guardiano dei trattati. In Unione europea ogni discriminazione in termini etnici è assolutamente
inaccettabile. La dignità umana è sacra», ha dichiarato Barroso. Il presidente dell'esecutivo ha rilevato la necessità di affrontare insieme il problema e di non farsi distrarre «dalle polemiche».
La tensione era salita ieri tra la Francia e la commissaria Reding, dopo le affermazioni di quest'ultima sul controverso giro di vite del presidente contro nomadi e rom. Sarkozy ha reagito suggerendo alla Reding di accogliere i rom nel suo paese, il Lussemburgo. Una provocazione che ha dato i suoi effetti: in serata è giunta la parziale rettificaa della commissaria. In un comunicato, l'Eliseo ha «preso atto» delle «scuse» della Reding, in particolare, rispetto alle «sue dichiarazioni oltraggiose all'indirizzo della Francia».
Anche il premier italiano Silvio Berlusconi ieri si è schierato con i francesi: la Reding, che è anche vicepresidente dell'esecutivo Ue, «avrebbe fatto meglio a trattare l'argomento in privato con i dirigenti francesi, prima di esprimersi pubblicamente come ha fatto», ha detto il premier al quotidiano Le Figaro, auspicando che «la convergenza italo-francese aiuti a scuotere l'Europa e ad affrontare il problema con politiche comuni».
«Sì, Sarkozy sta facendo bene sulle espulsioni», ha detto il leader della Lega Umberto Bossi. «La maggior parte dei furti li fanno i rom, certo non sono il demonio però per la gente che lavora, torna a casa e la trova buttata per aria non è molto allegro», ha aggiunto. «Se rubi ai ricchi è un conto, ma se rubi ai poveri quelli si incazzano», ha continuato il Senatur ribadendo che «certo, i rom non sono il demonio».
Maroni: la Francia ha ragione. Anche il ministro dell'Interno Maroni si allinea al presidente del Consiglio: «Il governo francese ha agito bene; non c'è stata nessuna deportazione o espatrio di massa, come strumentalmente e demagogicamente qualcuno ha affermato, ma una politica di rigore che applica pienamente le direttive dell'Ue. L'Italia su questo è assolutamente d'accordo, perché abbiamo fatto e facciamo lo stesso anche noi. Anzi, sarebbe necessario far qualcosa per prevedere sanzioni, che attualmente mancano, per quanti violano la direttiva, perché un conto è circolare all'interno dell'unione e un conto è vivere nel Paese»: da qui la necessità evidenziata dal ministro dell'Interno di «integrare la direttiva».
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