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giovedì 16 settembre 2010
Buglione: "Me ne andrò lontano"
Buglione: "Me ne andrò lontano"
"Nel mio sequestro la camorra c'entra"
"Adesso me ne andrò lontano. Prenderò le mie figlie e andrò via di qui. Lo faccio per loro". Antonio Buglione, l'imprenditore sequestrato domenica sera e riuscito a liberarsi martedì mattina nel Napoletano, annuncia la sua intenzione in un breve incontro con la stampa. Dice poi di essere convinto che nel suo sequestro "la camorra c'entra" e giura di non aver pagato nulla per il riscatto. "Ho avuto paura di morire", conclude.
"Non ho pagato nulla per il riscatto - ha raccontato, visibilmente provato, ai giornalisti, durante un breve incontro con la stampa che si è tenuto nella sua abitazione di Saviano (Napoli), in via San Liberatore - e durante il sequestro ho avuto paura di morire".
L'imprenditore ha poi aggiunto che nel suo sequestro "la camorra c'entra". Alla domanda rivoltagli dai giornalisti se in questo sequestro anomalo c'entrasse la camorra, Buglione ha infatti risposto: "Sì, perché nessuno si muove su questo territorio senza la camorra".
Buglione ha ribadito di non avere avuto preoccupazioni in passato "anche perché sono due anni che non faccio più l'imprenditore". Ha infatti spiegato che le attività di vigilanza fanno ora capo al fratello. L'imprenditore sequestrato dovrebbe tra poco testimoniare in un procedimento a carico del clan Fabbrocino. Alla domanda se andrà in aula ha risposto: "Non lo so".
"Maltrattato dai media perché sono del Sud"
"Mi fa male quello che avete scritto su di me - ha poi aggiunto Buglione -. Non lo merito perché uno che viene accusato ingiustamente e poi è stato prosciolto e ha ricevuto il risarcimento dei danni non può essere trattato in questo modo". E ancora: "Se fossi stato un imprenditore del Nord avrei avuto la croce al merito ma qui, nonostante l'assoluzione con formula piena, passo per un mafioso. Questo non è bello".
"Il momento più difficile: la fuga"
"Quando sono scappato ho pensato che se mi avessero ripreso mi avrebbero ammazzato, è stato quello il momento più difficile" Lo ha raccontato Antonio Buglione. L'imprenditore ha anche ricordato il momento del sequestro, quando ha subito le percosse e quando è stato portato nel capanno nelle campagne di Marigliano. "Durante il sequestro ed il tragitto sono stato trattato come una bestia - ha detto Buglione - ho ancora i segni, poi quando mi hanno legato al palo mi hanno trattato meglio, mi hanno offerto anche i sigari". Buglione ha escluso che i sequestratori conoscessero le sue abitudini ed il fatto che preferisse fumare sigari anziché sigarette: "I sigari li ho chiesti, come la pillola per la pressione".
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