Tra le 11 persone per le quali è stato chiesto il rinvio a giudizio anche imprenditori, presunti boss, politici e uomini delle istituzioni
24/09/2010 Il pm antimafia Vincenzo Luberto ha chiesto al gup di Catanzaro, Patrizia Maiore, il rinvio a giudizio di 14 persone coinvolte nell’operazione antiusura «Cartesio» che ha colpito gi ambienti delinquenziali del Tirreno cosentino. Tra loro imprenditori, presunti boss, politici e uomini delle istituzioni: Giuseppe Nigro, 49 anni, di Belvedere Marittimo; Franca Coccia, 49, originaria di Roma moglie di Nigro; Agostino Iacovo, 31, di Cetraro; Dino Iacovo, 40, di Cetraro; Gigliola Iacovo, 36, di Cetraro; Settimio Rosario Rugiero, inteso come «ù professore», 49, di Bonifati; Agostino Briguori, detto «Berlusconi», 41, di Bonifati; Franco Abbruzzese, inteso come «Dentuzzo», 40, di Cassano Ionio; Pasquale Imbelloni, detto «Lillino», 59, di Santa Maria del Cedro; Umberto Cairo, 48, di Sangineto; Antonio Pignataro, inteso come «Tonino Cicchitella»; Francesco Amato, di Corigliano, 55 anni, Mario Midaglia, 50, di Acquappesa, del maresciallo dell’"Arma», Leonardo Aversa, comandante della Stazione di Bonifati.
Il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio anche per l’assessore provinciale di Cosenza, Pietro Ruffolo del Pd (in foto), finito sott'inchiesta non per il suo ruolo politico ma per l’attività di bancario. Il suo legale, avrebbe già preannunciato la richiesta di rito abbreviato condizionato all’acquisizione di prove testimoniali.
Durante la sua arringa il pm Luberto, ha sottolineato come l’imputato abbia continuato a mantenere le cariche di assessore provinciale all’Edilizia scolastica e quella di assessore comunale al Bilancio di Rende nonostante la gravità della sua posizione giudiziaria. All’assessore provinciale, la Dda contesta d’aver erogato nel 2007 a una delle persone offese del procedimento, un finanziamento di 35mila euro alle condizioni usurarie stabilite da Settimio Rosario Rugiero, uno dei personaggi principali dell’inchiesta.
L’ipotesi di reato è aggravata dalla circostanza d’aver agito nei confronti di una persona che versava in stato di bisogno.
Il pm antimafia Luberto ritiene il politico pure responsabile di aver istruito, nella veste di funzionario di un istituto di credito di Belvedere Marittimo, una pratica di finanziamento rilasciata, contraffacendo parte della documentazione, in favore di due donne coinvolte in un giro di prestiti privati.
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