martedì 14 settembre 2010

Imprenditore rapito nel Napoletano


Imprenditore rapito nel Napoletano

Chiesto riscatto, trovata l'auto
Un imprenditore campano, Antonio Buglione, è stato sequestrato domenica sera nel Napoletano, nella zona di Nola. Buglione, in passato è stato titolare di un'azienda attiva nel campo della security, la "Vigilante 2", poi trasformata in "International Security Service". I militari hanno organizzato numerosi posti di blocco in tutta la zona per intercettare i sequestratori. Verifiche su una richiesta di riscatto. Trovata l'auto dell'imprenditore.

Per liberare Antonio Buglione sono stati chiesti 5 milioni di euro. La richiesta è giunta attraverso una telefonata all'abitazione di Carlo Buglione, uno dei fratelli dell'uomo, che vive anche lui a Saviano. In seguito all'allarme e alle ricerche, i carabinieri hanno ritrovato l'auto dell'imprenditore, una Panda, in via Abate Minichini, non lontano dalla sua abitazione. Gli investigatori nutrono però seri dubbi sul movente del sequestro. Tra l'ipotesi, infatti, c'è anche quella che non si sia trattato di un rapimento a scopo di estorsione ma di una vendetta.

L'imprenditore è stato prelevato da un commando armato davanti alla sua abitazione di Saviano, nel Nolano. Un'azione particolarmente rapida in seguito alla quale i rapitori hanno fatto perdere le loro tracce.

Dal passato di Antonio Buglione emerge un passato oscuro, pieno di accuse, anche di legami con la camorra. Nel 1993 rimase ferito, al volto in un agguato, a Nola. Poi, pochi anni dopo, iniziano i processi, il primo dei quali relativo a irregolarità nella concessione delle autorizzazioni a istituti di vigilanza privata nel Napoletano. Per tutto questo Buglione nel 1995 fu arrestato: un'inchiesta, nella quale rimasero coinvolti anche l'ex parlamentare, Carmine Mensorio, poi suicidatosi, e per il quale fu richiesto anche l'arresto, e l'ex prefetto di Napoli, Umberto Improta.

L'accusa, per l'imprenditore rapito, fu di 416 bis e di tentativo di estorsione: secondo i magistrati vennero alla luce collegamenti tra la società Vigilanza 2, di Antonio Buglione, e Vigilanza 3, del fratello Carmine, con i boss della camorra nolana, in primis Carmine Alfieri. In particolare, anche negli anni successivi, i magistrati sostennero che gli istituti di vigilanza dei fratelli Buglione sarebbero stati utilizzati dal boss Carmine Alfieri come polizia privata per essere informato sugli spostamenti delle forze dell'ordine sul territorio.

Di Antonio Buglione si torna poi a parlare nel 2008, durante l'inchiesta che coinvolse l'allora consigliere regionale della Campania, Roberto Conte, all'epoca del Pd. Conte fu arrestato nell'ambito di un'inchiesta sugli affiti d'oro: cifre da record per locali che dovevano servire al Consiglio regionale della Campania. In questo caso, questa l'accusa, Conte e Buglione, avevano costituito una società, la Europa Immobiliare, alla quale erano affidati i contratti di locazione.

Ultima inchiesta, nel 2010, dove Buglione risulta indagato e quella che vede coinvolto il senatore Pdl Vincenzo Nespoli. Bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale e reimpiego di denaro di provenienza illecita, l'accusa rivolta a Nespoli.

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