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martedì 7 settembre 2010
Caserta, pistole nascoste in casa Arrestato il titolare della sala Bingo
Caserta, pistole nascoste in casa
Arrestato il titolare della sala Bingo
CASERTA (7 settembre) - Due pistole e numerose munizioni. Questa la piccola santabarbara in possesso di Massimiliano Conti, 38 anni, originario di Pescolanciano, in provincia di Isernia, residente da anni ad Aversa, dove abita in via San Lorenzo, terza traversa.
L’uomo è noto in città per essere uno dei titolari delle quote societarie della sala «Bingo Boys» di Teverola, la più importante, relativamente alle giocate effettuate, per l’Italia meridionale, anche grazie alla sua ubicazione, praticamente all’uscita dell’asse mediano, facilmente raggiungibile da ben tre province: Caserta, Napoli e Salerno.
Nel corso di una perquisizione presso l’abitazione dell’uomo, incensurato, appartenente ad una famiglia che possiede diverse quote di sale Bingo e sale scommesse in diverse parti d’Italia, gli agenti del commissariato di Aversa, agli ordini del dirigente Luigi Del Gaudio, hanno rinvenuto una pistola marca «Tanfoglio», calibro 9x21, con matricola abrasa e colpo in canna, quindi pronta a sparare, completa di caricatore bifilare caricato con proiettili calibro 9 parabellum.
In precedenza, prima del rinvenimento di questa micidiale arma, gli stessi agenti avevano rinvenuto un prototipo di pistola semiautomatica, prodotta artigianalmente e numerosi proiettili di svariati calibri. Massimiliano Conti, che secondo gli investigatori potrebbe essere una sorta di prestanome, ipotesi investigativa sulla quale stanno lavorando, non ha saputo spiegare il motivo del possesso di queste armi di provenienza illecita, sulle quali sono in corso indagini per verificarne la provenienza e, soprattutto, se sono state utilizzate in precedenza.
Il «Bingo Boys srl» di Teverola era già finito in inchieste di camorra. Nell’aprile dello scorso anno, infatti, alcune quote della società furono oggetto di sequestro nell’ambito di una massiccia operazione della guardia di finanza denominata «Hermes», coordinata dalla Dda di Napoli in relazione a contiguità camorristiche con il clan dei Casalesi, con il coinvolgimento di un centinaiao di indagati, 29 arrestati in tutta Italia.
Le accuse contestate furono di associazione camorristica, estorsione, riciclaggio, gioco d’azzardo, illecita concorrenza con minacce e violenza, interposizione fittizia nella titolarità di beni ed aziende. Gli indagati erano, per lo più imprenditori impegnati nel settore del gioco e delle scommesse per riciclare il denaro di potenti clan camorristici come quello dei Casalesi, dei Misso, dei Mazzarella e di numerose cosche della città e della provincia di Napoli, nonché del clan mafioso dei Madonia. L’operazione portò all’arresto anche di tre carabinieri.
Nicola Rosselli
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