giovedì 23 settembre 2010

Ndrangheta, riciclaggio col Superenalotto

Ndrangheta, riciclaggio col Superenalotto



Sequestrati 5,6 milioni e immobili
 
ROMA (23 settembre) - Per riciclare i proventi del traffico internazionale di droga la 'ndrangheta faceva anche ricorso al sistema delle vincite a giochi e lotterie nazionali. Lo hanno accertato i carabinieri del Ros, secondo cui l'organizzazione criminale riciclava somme ingentissime acquistando dal reale vincitore del Superenalotto le schedine vincenti e facendosi poi accreditare le vincite dalla Sisal di Milano su conti correnti accesi appositamente, sottraendosi così al rischio di segnalazioni per operazioni sospette. Una tecnica che sarebbe stata adottata in particolare per una super-vincita realizzata a Locri (Reggio Calabria) nella ricevitoria del suocero di Nicola Lucà, ritenuto un esponente della cosca Mancuso, già condannato a 14 anni di reclusione per associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. Nei confronti di Lucà i carabinieri hanno dato esecuzione a un provvedimento di confisca di beni, emesso dalla Corte d'appello di Catanzaro, per un valore di 5 milioni e 600mila euro. Confiscati anche due immobili a Marina di Gioiosa Jonica (Reggio Calabria).


Oltre a Lucà, altre 27 persone erano state condannate ad un totale di 336 anni di carcere per gli stessi reati a Catanzaro con rito abbreviato in seguito all'operazione "Decollo" condotta dal Ros nei confronti di una struttura di matrice 'ndranghetista che gestiva il traffico di cocaina tra il Sud America, l'Europa, l'Africa e l'Australia. Il Tribunale di Milano aveva inoltre condannato a complessivi 370 anni di reclusione altri 34 appartenenti alla stessa organizzazione. Giudizio con rito ordinario, per una trentina di imputati, presso i tribunali di Milano e Vibo Valentia. Nel complesso, l'indagine condotta dal Ros in collaborazione con la Dcsa (Direzione centrale servizi antidroga) e gli organismi investigativi di Spagna, Germania, Francia, Colombia, Usa, Australia e Venezuela, aveva portato all'arresto di 154 persone e al sequestro di oltre 5.000 chili di cocaina (altri 7.800, è stato accertato, erano già stati importati).

Sotto il profilo operativo, per la prima volta è stata applicata la normativa antiterrorismo, che ha permesso ai carabinieri di operare sotto copertura, coadiuvati da privati, sia in Italia che all'estero. E' infatti emerso come le organizzazioni italiane fossero in contatto con la principale struttura paramilitare colombiana, denominata Auc, "Autodefensas unidas de Colombias" (Unità di autodifesa della Colombia), diretta da Carlos Castao, leader del gruppo, insieme a Salvatore Mancuso, arrestato dalla polizia americana dopo essere stato per anni ricercato in campo internazionale per narco-terrorismo. Una prima confisca di beni mobili e immobili, costituiti da esercizi commerciali, abitazioni, terreni, veicoli, per un valore di circa 20 milioni di euro, era già stata eseguita in passato, mentre un'ulteriore somma pari a 5,6 milioni di euro, parte in contanti e parte in polizze vita, era stata individuata su conti correnti e di deposito della Unicredit Banca di Milano e Soverato (Catanzaro), riconducibili appunto a Nicola Lucà, ritenuto dagli investigatori un riciclatore della 'ndrangheta.

Nessun commento:

Posta un commento