venerdì 10 settembre 2010

Il boss Falsone si avvale della facoltà di non rispondere


Il boss Falsone si avvale della facoltà di non rispondere

Ha scelto la via del silenzio, Giuseppe Falsone, l'ex capo di Cosa nostra agrigentina comparso, ieri mattina, nel carcere di massima sicurezza di Novara, davanti ai magistrati di Palermo, a proposito dell'inchiesta cosiddetta "Apocalisse". Fedele al suo ruolo di capo della provincia di Agrigento, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Quello di ieri è stato il primo faccia a faccia, tra Falsone, che ha correttamente indicato il suo nome e cognome, ed i giudici della Dda di Palermo, Giuseppe Fici e Fernando Asaro, al cospetto del gip del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto, titolare del fascicolo d'inchiesta denominata "Apocalisse". Operazione, che alla fine del mese di marzo portò in carcere otto persone ritenute vicine all'ex primula rossa. Presente ieri, anche il legale di Falsone, l'avvocato Giovanni Castronovo, che per la prima volta ha visto in faccia il suo assistito. L'ex primula rossa di Campobello di Licata, nel rituale di riconoscimento ha ammesso di essere Giuseppe Falsone di Campobello di Licata e si è dichiarato agricoltore con residenza a Licata.
Ha negato di avere soprannomi, "linghi linghi", in verità appartiene alla famiglia ed al padre Vincenzo, poi ha dichiarato ai magistrati, che per al momento non intende rispondere alle domande in relazione all'ordinanza di custodia cautelare "Apocalisse". Ordinanza che mercoledì scorso è stata formalmente notificata a Falsone, dal maggiore dei carabinieri, Salvatore Leotta, appositamente giunto a Novara per assolvere tale incombenza. In relazione a questa inchiesta, Falsone ha riferito ai giudici di voler rispondere alle contestazioni mosse in un imminente futuro. Prima vuole leggere e studiare tutte le carte, e le accuse che gli sono state mosse. Al termine dell'interrogatorio, superato il divieto assoluto di incontrare qualsiasi persona, il campobellese ha potuto colloquiare con l'avvocato Castronovo, e nei prossimi giorni potrebbe avere il via libera per incontrare i più stretti familiari, la madre e la sorella. Sull'operazione "Apocalisse", l'avvocato Castronovo sta valutando se ricorrere al Tribunale del Riesame al fine di ottenere l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Oltre all'ordinanza "Apocalisse", in carcere il presunto boss di Campobello di Licata avrà modo di leggere la sentenza Akragas che lo ha condannato all'ergastolo ed una serie di provvedimenti giudiziari, che hanno originato processi ad Agrigento e Palermo. Secondo indiscrezioni nei prossimi giorni l'ex latitante potrebbe ancora una volta essere trasferito in un altro carcere di massima sicurezza, quello di Sanremo. Intanto, la prossima settimana, nel gabinetto della Polizia scientifica di Roma, si concluderà l'analisi sui due personal computer e i sette telefoni cellulari sequestrati nel covo francese di Falsone. Almeno una decina di nickname o nomi e cognomi identici sarebbero stati già trovati fra le rubriche dei cellulari, dell'account e-mail e del programma Skype, utilizzato dal boss per comunicare. Falsone, stando alle indiscrezioni filtrate, avrebbe usato anche dei sofisticati programmi per cercare di cancellare file o non lasciare tracce delle sue comunicazioni.

Antonino Ravanà

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