L’uomo è finito in manette a Duisburg, nella pizzeria che gestisce da anni in quella città, e che è considerata dagli investigatori punto di ritrovo per trattare i suoi affari illeciti. Pizzata, originario di San Luca (Reggio Calabria), vive tra il Sudamerica e l’Europa, e qui si sposta continuamente tra Belgio, Germania e Olanda, anche e soprattutto per scongiurare le attività intercettive che vengono effettuate di nell’ambito di un solo paese, non consentendo dunque di seguirne le tracce da uno stato all’altro.
Di certo, comunque, Pizzata non si trovava in Italia, lo scorso 2 dicembre, quando è scattato il blitz «Overloading», nè è stato all’epoca possibile rintracciarlo per notificargli il fermo altrove, dal momento che quel provvedimento non è soggetto ad internazionalizzazione, e cioè non può essere eseguito da uno Stato all’altro. Discorso diverso è valso per l’ordinanza di custodia cautelare che, nel frattempo, è stata emessa a seguito della convalida dei fermi emessi dalla Dda, dal momento che il provvedimento è stato internazionalizzato e conseguentemente eseguito fuori dall’Italia, anche se entro i prossimi quindici o venti giorni sarà estradato.
Proseguono le indagini coordinate dal sostituto procuratore antimafia Vincenzo Luberto, e dai colleghi coassegnatari del fascicolo Antonella Lauri e Raffaela Sforza, già firmatari di numerosi provvedimenti di fermo eseguiti a dicembre a carico di 77 persone, tutte ritenute coinvolte nel traffico di droga che coinvolge il clan Muto di Cetraro (Cosenza), ed i Chirillo di Paterno Calabro di San Luca (Reggio Calabria). Pizzata rappresenta una delle figure di maggior rilievo nell’ambito dell’indagine, avviata nel 2008, dal momento che secondo gli inquirenti proprio per il suo tramite la droga arrivava dal Sudamerica in Calabria, dove veniva immessa nei circuiti dello spaccio gestiti dai clan Muto e Chirillo.
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