mercoledì 2 febbraio 2011

Affari e conoscenze: ecco i 400 nomi della "lista Anemone"

Perugia: politici, generali e alti funzionari nelle carte dei pm

E la Finanza chiede il sequestro di beni per 50 milioni di euro

 
Eccoli, finalmente, i quattrocento nomi della lista Anemone. Clienti, personalità, ditte, società, uomini delle istituzioni che o per grazia ricevuta o perché era stabilito dai protocolli, hanno avuto i lavori di ristrutturazione degli appartamenti, dei locali, gratis. Grazie a Diego Anemone e alle ditte alle quali l’imprenditore della «cricca» si era rivolto. Così si spiega il «miracolo» delle imprese Anemone, che in quattro anni, dal 2005 al 2009, hanno razziato appalti pubblici ottenendo, per dirla con i pm perugini Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi, «illecitamente utili per complessivi 75 milioni e 523.617 euro».

La cricca, gli Anemone, i Balducci, De Santis, Della Giovampaola. La loro «corruzione gelatinosa» si manifestava così. Leggiamo un passaggio del rapporto della Guardia di finanza finito nei quaranta faldoni di «carte» appena depositati, in attesa che l’accusa decida di chiedere il processo e il gip fissi l’udienza preliminare. «È stata ricostruita tutta la contabilità relativa ai costi sostenuti per prestazioni di servizi rese in totale evasione di imposta, in quanto eseguite omettendone la fatturazione. Così operando, l’impresa in verifica (Anemone, ndr) ha costituito contabilità parallela che poteva essere letta esclusivamente da chi era in grado di decifrarla, Daniele Anemone».

E gli 007 della Finanza sono riusciti a decifrare quella contabilità parallela. Sono riusciti a mettere numeri e nomi accanto ai nominativi della cosiddetta «Lista Anemone», facendo anche controlli incrociati con 23 fornitori di beni e/o servizi delle imprese Anemone.

Anticipiamo che la Guardia di finanza ha chiesto nella sua ultima informativa di dicembre scorso, il sequestro di beni riconducibili alle aziende Anemone pari a 53.505.172 euro. Milioni ottenuti dalla somma delle «omesse fatturazioni, dichiarazioni di ricavi, di costi non deducibili, di Iva dovuta». E questo a partire dal 2005 in poi. E ha proposto di procedere alla confisca delle imprese e delle proprietà, compreso il «Salaria Sport Village».

La lista Anemone, scoperta nel computer di Daniele Anemone nel corso di una verifica fiscale della Finanza. Il fratello di Diego, Daniele, nel maggio scorso mette a verbale: «Questi appunti, complessivamente denominati “elenco commesse”, riportano indicazioni relative a sopralluoghi per preventivi di lavori, acquisti o vendite di appartamenti e capannoni di nostra proprietà».

Molti nomi sono nuovi, rispetto a quelli emersi nei mesi scorsi. Appartamenti di servizio ma anche appartamenti privatissimi. Ci sono i generali della Finanza Poletti e Pittorru (transitato all’Aisi, servizio segreto civile). Guido Bertolaso, la giornalista Cesara Buonamici, la signora D’Eusanio, Giancarlo Leone, l’ex segretaria del ministro Claudio Scajola, oggi assessore regionale del Lazio, Fabiana Santini. Naturalmente lo stesso ex ministro. E poi c’è l’attuale capo della Polizia, il prefetto Antonio Manganelli. Ma qui, come anche in altri casi, va ricordato che nel caso di appartamenti di servizio, è il Provveditorato alle opere pubbliche a decidere le imprese che devono svolgere i lavori di ristrutturazione degli appartamenti. E Provveditore, prima che passasse a gestire i «Grandi eventi», era proprio Angelo Balducci.

A proposito delle ditte fornitrici. C’è un idraulico, Varleno D’Ignazio, che racconta di aver eseguito dei lavori per conto dell’Igit di Bruno Ciolfi, un socio prestanome di Diego Anemone. D’Ignazio si lamenta di essere stato pagato non dai clienti ma dalla Igit. Tra i beneficiari dei lavori ci sono l’ex prefetto Carlo Mosca, il capitano del’Esercito, Stefano Salari, il dirigente presso il ministero delle Infrastrutture, Federico Rapisarda, Maurizio Cavoli.

La procura di Perugia ha appeno notificato agli indagati la chiusura delle indagini, depositando 40 faldoni di carte. In alcuni casi, rapporti di poche settimane fa del Ros dei carabinieri e della Finanza. Che potrebbero portare a nuovi sviluppi investigativi. Per esempio, il 20 dicembre scorso il Nucleo di Polizia tributaria di Roma, invia un rapporto che individua un (possibile) cassiere di Angelo Balducci.

«In data 20 luglio 2010 è arrivata una soffiata che indica che un tale Giancarlo Farinelli, dipendente del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti è stato ed è il cassiere di Angelo Balducci. E che la moglie, tale Anna Maria Leonetti, risulta essere intestataria di un conto corrente acceso presso la Bmp di Roma e di conti corrente in Svizzera e a San Marino dove sono transitati svariati milioni e che la stessa, unitamente al marito, possiede quote societarie importanti. Il tutto derivante da proventi illeciti e tangenti frutto di collaborazioni con Angelo Balducci».

Gli 007 hanno in sostanza confermato le indicazioni dell’anonimo: «Le indagini hanno consentito di appurare l’effettiva esistenza delle persone fisiche menzionate nelle segnalazioni de quibus».

Ma c’è anche un altro anonimo che ha costretto la Finanza ad approfondire una movimentazione di 20 milioni di euro riconducibili all’Istituto centrale per il sostentamento del clero». «Nei giorni trail 15 e il 18 maggio del 2010, presso il Credito Artigianato di Roma sono transitati su un conto corrente 15 milioni di euro. Tra il 20 e il 21 maggio, altri 5 milioni. Le operazioni bancarie sono da ricondurre al caso Balducci».

Le indicazioni dell’anonimo sono state confermate dagli 007 della Banca d’Italia: «Tra i soggetti individuati che hanno effettuato l’accredito di un importo rilevante su un conto corrente di recente apertura, è stata approfondita la posizione dell’Istitutocentrale per il sostentamento del clero. I 15 milioni accreditati il 24 maggio, sono stati girati il 23 giugno sempre presso un conto corrente dell’Istituto centrale aperto presso la Banca Prossima Spa». I finanzieri prendono atto che nessun nominativo riconducibile al caso Balducci è coinvolto in queste operazioni.

GUIDO RUOTOLO

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