Sette condanne per complessivi 48 anni di carcere. Sono state chieste dai pubblici ministeri Giuseppe Fici e Fernando Asaro della Dda di Palermo nell’ambito del processo “Apocalisse”, che portò in carcere otto presunti fiancheggiatori di Giuseppe Falsone e affiliati di Cosa Nostra. Dodici anni di reclusione sono stati chiesti per Pino Gambino, 39 anni, di Ravanusa; 8 anni per Ferdinando Bonanno, 70 anni, di Catania; 6 anni per Gioacchino Francesco Cottitto, 44 anni, di Palma di Montechiaro, Giovanni Marino, 44 anni, di Canicattì, Calogero e Salvatore Paci, rispettivamente 36 e 62 anni, entrambi di Campobello di Licata; 4 anni per Giancarlo Buggea, 41 anni, di Campobello. Le pene sono ridotte di un terzo per effetto del rito abbreviato. Il processo si celebra davanti al gup di Palermo Daniela Troja.
Processo sui centri commerciali, Burgio accusa l’assessore La Rosa: “Voleva soldi per sbloccare il progetto”
“Il mio progetto era stato bloccato dall’assessore allo Sviluppo Economico Angelo La Rosa che mi disse di avere grossi problemi economici e mi fece capire velatamente che se volevo farlo arrivare in consiglio comunale per l’approvazione avrei dovuto pagare”. È l’atto di accusa dell’imprenditore Giuseppe Burgio che ha concluso la sua lunga testimonianza al processo sulle presunte irregolarità nelle procedure autorizzative dei due grandi centri commerciali previsti al Villaggio Mosè e a Villaseta. Il referente del progetto Moses, rispondendo alle domande dell’avvocato Giuseppe Scozzari, difensore di Gaetano Scifo (imprenditore che portava avanti il progetto concorrente di Villaseta), ha ricostruito l’iter che portò all’approvazione della variante al Piano regolatore generale che, di fatto, avrebbe dovuto dare il via libera al suo progetto. E tira in ballo La Rosa.
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