giovedì 23 dicembre 2010

Reggio. Processo "Onorata Sanità" undici anni per Domenico Crea

L'ex consigliere regionale della Calabria, Domenico Crea è stato condannato ad 11 anni di reclusione dal Tribunale di Reggio Calabria a conclusione del processo denominato «Onorata sanità»,



23/12/2010 Intrecci tra mafia e politica che puntavano al controllo della sanità, attraverso un rappresentante di fiducia delle cosche nella massima istituzione calabrese. Questa l’ipotesi investigativa su cui si basa l’inchiesta «Onorata sanità» che il 28 gennaio 2008 aveva portato all’arresto di 18 persone e all’emissione di 29 avvisi di garanzia.


Un’indagine condotta dalla Procura Antimafia di Reggio Calabria e dai carabinieri, scaturita dalle operazioni «Armonia» e «Panta Rei» che, alla fine degli anni Novanta, avevano tracciato il connubio tra mafia e politica.

Il personaggio politico di rilievo arrestato nell’ambito di «Onorata Sanità», con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, era Domenico Crea, consigliere regionale all’epoca dei fatti, subentrato a Francesco Fortugno, assassinato a Locri. Al centro dell’indagine la clinica della famiglia Crea, «Villa Anya». Per Domenico Crea è arrivata la condanna, ad undici anni e tre mesi di reclusione, inflitta dal Tribunale di Reggio Calabria. L'accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito del procedimento chiamato «Onorata sanità».

Il Tribunale ha poi condannato a tre anni e tre mesi di reclusione il figlio di Crea, Antonio, attualmente detenuto, e a nove mesi la moglie di Domenico Crea, Angela Familiari, accusata di truffa. Nove mesi di reclusione sono stati inflitti all’ex direttore dell’Azienda sanitaria di Reggio Calabria poi divenuto collaboratore di Domenico Crea, Antonino Iacopino.

Assolti da ogni addebito la figlia di Crea, Annunziata, due suoi collaboratori, Paolo Attinà e Giuseppe Scordo, per i quali era stata chiesta la condanna a sette anni di reclusione, ed il dirigente dell’Azienda sanitaria Mario Neri. Il Tribunale ha disposto anche l’interdizione dai pubblici uffici per Crea e la confisca del patrimonio sequestrato tra cui la clinica della famiglia Crea, Villa Anya. Per Domenico Crea l’accusa, sostenuta dai pm Mario Andrigo e Marco Colamonici, avevano chiesto la condanna a 16 anni di reclusione, mentre per il figlio erano stati chiesti 11 anni.

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