Pene comprese tra i 4 e i 28 anni. La più pesante inflitta a Vincenzo Aiello, storico uomo di fiducia del boss Benedetto Santapaola
CATANIA. Condanne a pene comprese tra i 4 e i 28 anni di carcere sono state inflitte dal gup di Catania Santino Mirabella ad otto presunti affiliati al clan Santapaola, accusati di mafia, arrestati l'8 ottobre del 2009 dai carabinieri che in una villetta di Belpasso interruppero un summit del gotha di Cosa nostra. Il processo si è svolto con il rito abbreviato.
La condanna più pesante, 28 anni ed otto mesi di reclusione, é stata inflitta a Vincenzo Aiello, storico uomo di fiducia del boss Benedetto Santapaola. Condannato a 25 anni il superlatitante Santo La Causa, ritenuto capomafia della provincia etnea, il cui nome era inserito nella lista dei 30 ricercati più pericolosi d'Italia, già condannato all'ergastolo per omicidio e associazione mafiosa. Diciotto anni sono stati inflitti a Rosario Tripoto, 17 a Carmelo Puglisi, che è accusato di avere avuto un ruolo negli attentati nei cantieri di Andrea Vecchio, l'imprenditore che si oppose pubblicamente al racket delle estorsioni. Sedici anni a Sebastiano Laudani, ritenuto ai vertici del clan. Dieci anni di reclusione sono stati poi inflitti a Ignazio Barbagallo e sei ad Antonino Botta accusato d' aver messo a disposizione la villetta usata per la riunione.
Condannato a quattro anni ed otto mesi Francesco Platania. Per La Causa, Aiello, Laudani e Puglisi il collegio ha riconosciuto le condanne in continuazione di reato.
Mafia, in carcere due esponenti del clan di Agrigento
In cella Andrea Amoddeo, 45 anni, ristoratore, e Francesco Manno, 46 anni, impiegato comunale. Entrambi dovranno scontare otto anni di reclusione
AGRIGENTO. La Direzione investigativa antimafia di Agrigento ha arrestato Andrea Amoddeo, 45 anni, ristoratore, e Francesco Manno, 46 anni, impiegato comunale. Il provvedimento segue la condanna di entrambi a otto anni di reclusione per associazione mafiosa nel processo nato dall'indagine "Minoa" che aveva portato all'arresto di otto presunti esponenti delle cosche di Cattolica Eraclea e Montallegro.
I due erano stati scarcerati dal tribunale del riesame. Nella stessa operazione erano stati sequestrate imprese individuali e società edili riconducibili agli arrestati.
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