martedì 21 dicembre 2010

Pizzo di Natale, il clan dei casalesi batte cassa: otto arresti nel Casertano

CASERTA (21 dicembre) - I carabinieri del reparto territoriale di Aversa hanno dato esecuzione a provvedimenti restrittivi in carcere nei confronti di affiliati del clan 'dei casalesi' - gruppo Schiavone.


I reati ipotizzati dagli inquirenti sono associazione per delinquere di stampo camorristico e concorso in tentate estorsioni continuate e aggravate dal metodo mafioso confronti numerosi imprenditori e commercianti della provincia di Caserta che in talune occasioni sono stati minacciati e percossi. Otto le persone tratte in arresto, per il 'pizzo di natale', le cui indagini sono state coordinate dalla procura della repubblica, direzione distrettuale antimafia, di Napoli.

I decreti di fermo notificati stamane dai carabinieri sono stati emessi dai pm Antonello Ardituro, Giovanni Conzo, Catello Maresca, e Cesare Sirignano. Dalle indagini è emerso, in particolare, che nella zona di Lusciano e Parete, un tempo roccaforte dell'ala bidognettiana del clan Casalesi, dopo la cattura del boss Giuseppe Setola, il controllo è stato acquisito dal gruppo Schiavone, che ha assorbito i vecchi militanti e provvede a pagarli.

Le rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia a questo punto sono suffragate da importanti intercettazioni ambientali e telefoniche. Emblematica quella in cui Luciano Gargiulo, capozona di Lusciano prima per i Bidognetti e poi per gli Schiavone, fermato oggi, afferma: «Non ho niente a che vedere con nessuno. È cambiato il Vangelo, "Cocchino"». Grazie alle intercettazioni, gli investigatori hanno anche compreso che, nel moderno gergo dei Casalesi, il denaro proveniente dalle estorsioni è il cash.

Un gruppo arrogante e violento che, pur di ottenere denaro da commercianti e imprenditori, non arretrava di fronte a malattie, morte o difficoltà economiche delle vittime. Questo il ritratto che dalle intercettazioni emerge degli otto presunti affiliati al clan dei Casalesi fermati questa mattina.

Al centro dell'inchiesta c'è la figura di Luciano Gargiulo, di sicuro il più determinato e aggressivo del gruppo. A un imprenditore edile che chiede comprensione in quanto il padre è malato, Gargiulo risponde: «mi dispiace, ma anche io ho mia madre che non sta bene. E che devo fare io, hai tuo padre che non sta bene e ti stai facendo un'altra casa».

Il 6 novembre scorso l'uomo muore, il clan provvede a far pulire la strada in cui si trova l'abitazione del defunto, invasa dai rifiuti. In un'altra circostanza, negando un rinvio nel pagamento di una tangente, Gargiulo si innervosisce: «Gli affiliati - obietta - mangiano tutti i giorni e non solo quando fa comodo alle vittime. Nessuno può pensare di saltare una rata. Come lo mandano gli altri il pensiero ad agosto, a Pasqua e a Natale, me lo devi mandare anche tu. O credi che sei il figlio della gallina bianca?».

Nessun commento:

Posta un commento