CATANIA. L'inchiesta dell'operazione dei carabinieri del Ros della notte scorsa è quella su appartenenti a Cosa nostra e su presunti rapporti con esponenti politici, amministratori e imprenditori, in cui è indagato anche il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, che è estraneo al blitz Iblis, perché nei suoi confronti la Procura non ha richiesto alcun provvedimento.
A rendere nota l'esistenza del fascicolo fu un'indiscrezione del quotidiano Repubblica, il 29 marzo scorso, che fece scattare un' inchiesta sulla fuga di notizie. La Procura smentì invece l'altra anticipazione del quotidiano, che il 12 maggio scrisse che era stato chiesto l'arresto del governatore. Lombardo, che il 10 aprile ha reso spontanee dichiarazioni in Procura, ha querelato per diffamazione.
Il governatore sulla vicenda è intervenuto il 13 aprile in un'infuocata riunione dell'Assemblea regionale siciliana sostenendo di essere vittima di "uno stillicidio di insulti ispirato da un tavolo trasversale ai partiti per far cadere il Governo e la legislatura con mezzi politici, o mediatico-giudiziari o anche fisicamente". Secondo Lombardo, la "campagna contro" sarebbe partita per la "riforma della Sanità e per avere bloccato appalti per i rifiuti in cui aveva interesse la mafia".
Le indagini dei carabinieri del Ros di Catania, che poi si sono intrecciate con dichiarazioni su politici e amministratori, avevano al centro della loro attività il boss Vincenzo Aiello della cosca Santapaola. Nell'inchiesta si innestano anche le dichiarazioni di almeno due pentiti: il 'colletto bianco' Eugenio Sturiale e il sicario Maurizio Avola, esponente del clan Santapaola che si è autoaccusato di oltre 50 omicidi.
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