"Il processo è stato rinviato al 18 luglio. Il boss parla di soldi presi dall'ex consigliere regionale per favorirlo alle elezioni del 2005
Il boss della 'ndrangheta dell'Alto Ionio Cosentino, Antonio Forastefano, capo dell’omonima cosca, dopo la decisione di collaborare, avvenuta un mese e mezzo fa, è comparso ieri per la prima volta, in videoconferenza, nel processo davanti ai giudici del Tribunale di Castrovillari, che lo vede imputato per voto di scambio insieme all’ex consigliere regionale Franco La Rupa (eletto nel 2005 per l'Udeur e, dopo la sospensione decisa dal partito, entrato nel gruppo Calabria Popolare Democratica) e all’ex consigliere provinciale Luigi Garofalo, anche lui dell’Udeur ma in seguito ha lasciato il partito. Il boss ha raccontato che l'ex consigliere regionale gli chiese di dargli una mano per le votazioni dicendosi disponibile a pagare 'qualche bolletta': «io gli risposi che il solo pagamento delle 'bollette' era poco e che ci volevano 30-35 mila euro. Ci salutammo e mi disse che ci saremmo sentiti. Qualche giorno prima delle votazioni ricevetti una busta con dentro 30 mila euro». Forastefano, che ancora non è sottoposto ad alcun «regime di protezione» ed è ancora recluso in regime di «41 bis», in collegamento dal carcere romano di Rebibbia ha risposto alle domande del pm della Dda di Catanzaro, Vincenzo Luberto, e dell’avv. Michele Donadio, difensore di Garofalo, sui suoi rapporti con La Rupa prima delle regionali del 2005.
«Un giorno – ha raccontato il boss – un uomo del mio clan, Giuseppe Pulignano, venne a casa mia e mi disse che c'era un politico che si trovava in zona e che voleva parlarmi. Gli risposi che ero disponibile ad incontrarlo. Poco dopo arrivarono Pulignano e altre tre persone, tra cui La Rupa e Garofalo. Iniziammo a discutere del più e del meno e delle imminenti regionali. Ad un certo punto io e La Rupa uscimmo fuori e ci appartammo. Mi chiese di dargli una mano per le votazioni. Ci salutammo e mi disse che ci saremmo sentiti». Antonio Forastefano ha poi riferito di non avere più incontrato La Rupa dopo quella volta e di avere incontrato Garofalo solo alcuni mesi dopo che la campagna elettorale era finita. Il «capocosca», concludendo il suo racconto, ha sostenuto che «qualche giorno prima delle votazioni venne nuovamente a casa mia Pulignano che mi consegnò una busta gialla dicendomi che me la mandava La Rupa. L’aprii e dentro c'erano 30 mila euro in banconote di vario taglio». Dopo la deposizione di Forastefano, Luberto ha riformulato le sue richieste di condanna chiedendo un anno e due mesi per Forastefano e tre anni e dieci mesi per La Rupa e Garofalo. Il processo è stato rinviato al 18 luglio.
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