giovedì 30 giugno 2011

Camorra, indagato capo della Mobile Sequestrata una società di Cannavaro

Napoli, blitz anticamorra: riciclaggio e usura

Indagato il capo della Squadra Mobile, Pisani
Sequestrata anche società di Fabio Cannavaro
Per il poliziotto (favoreggiamento) divieto di dimora a Napoli
Sequestri per 100 milioni tra cui società come la Regina Margherita
Il calciatore (non indagato) prestanome di un affiliato ai Lo Russo

NAPOLI - l capo della squadra mobile di Napoli, Vittorio Pisani, è indagato con l'accusa di favoreggiamento nei confronti dei titolari di un ristorante, nell'ambito dell' inchiesta della Dia nei confronti di affiliati al clan Lo Russo. Lo ha confermato il procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore. La responsabilità della squadra mobile di Napoli è stata affidata temporaneamente al vicecapo, Pietro Morelli. Lo ha detto il questore Luigi Merolla. «Per noi è come se Vittorio Pisani fosse in ferie - ha aggiunto il questore - in attesa della nomina del nuovo capo la guida passa a Morelli». Vittorio Pisani sarà trasferito a Roma, ha anticipato Merolla.


Il capo della Squadra Mobile. Secondo quanto emerso dalle indagini della Procura di Napoli, il capo della squadra mobile Vittorio Pisani avrebbe rivelato all'imprenditore Marco Iorio notizie riservate sull'inchiesta in corso, consentendogli così di sottrarre beni al sequestro e di depistare le indagini. Titolare del fascicolo è il pm della Dda Sergio Amato, con il coordinamento del procuratore aggiunto Alessandro Pennasilico. Alle indagini hanno dato un contributo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Lo Russo, ex capoclan dell'omonima organizzazione criminale attiva nel quartiere Miano, che ha riferito, tra l'altro, degli stretti legami di amicizia tra lui e il capo della squadra mobile.

I sequestri. Tra le società di ristorazione sequestrate nell' ambito dell'operazione contro il clan Russo per riciclaggio e usura c'è anche la «Regina Margherita», che ha tra i propri soci il calciatore Fabio Cannavaro e che gestisce alcuni ristoranti, uno dei quali in via Partenope. Il calciatore, che non è indagato, avrebbe fatto da prestanome all'imprenditore Marco Iorio, legato al gruppo di Mario Potenza dedito all' usura e legato a clan camorristici.

L'inchiesta. Le indagini riguardano una ingentissima attività di riciclaggio e di usura ed il reinvestimento di capitali illeciti in catene di ristoranti, pub e bar dislocati prevalentemente sul lungomare napoletano, con filiali a Caserta, Bologna, Genova, Torino e Varese. E' di oltre 100 milioni il valore dei beni sequestrati, tra localim appartamenti e beni vari tra cui decine di automobili di lusso. Sequestrati anche circa trenta milioni in contanti.

Il socio di Cannavaro. Marco Iorio, l'imprenditore ritenuto dagli investigatori amico e socio in affari del calciatore Fabio Cannavaro, è accusato di essere a capo di un'associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, al trasferimento fraudolento di valori, alle false comunicazioni sociali e alla corruzione di pubblici ufficiali. Avrebbe impiegato nelle sue attività denaro del boss del quartiere Santa Lucia Mario Potenza e dei suoi figli, nonché due milioni di euro versati dall'ex capoclan Salvatore Lo Russo, oggi collaboratore di giustizia. I soldi, secondo gli investigatori, provenivano soprattutto dall'usura.

«Ti devo levare tutti i denti da bocca». Nel decreto di sequestro, emesso dal gip Maria Vittoria Foschini, sono contenute anche alcune intercettazioni telefoniche che provano l' attività usuraria dei Potenza. Parlando con un imprenditore che non riusciva a saldare un debito, Salvatore Potenza lo minacciava così: «Ti devo levare tutti i denti da bocca... Allora, io non voglio sentire niente. Digli a quel bastardo di tuo figlio che, dove lo vedo lo vedo, lo mando all'ospedale. Dove vedo a tuo figlio, lo devo fare a pezzi».

Il locali sequestrati. I locali sequestrati dalla Dia sono 17, tutti molto noti e frequentati. Tra essi figurano il bar «Ballantine» e i ristoranti-pizzeria «Regina Margherita» in via Partenope e «I re di Napoli», la paninoteca «Dog Out» in piazza Municipio; il ristorante «Villa delle Ninfe» a Pozzuoli. «Tutti - scrive il gip - sono nella titolarità di società le cui quote sono a loro volta intestate a prestanome, e cioè a soggetti estranei ai gruppi familiari Iorio e Potenza, ma di fatto a loro legati da rapporto di dipendenza e subordinazione. Nella realtà - come dimostrato dalle intercettazioni - il potere decisionale rimane sempre saldo nelle mani degli imprenditori indagati. Spesso questi soggetti - aggiunge il gip - formalmente investiti della titolarità delle quote, hanno anche mansioni di dipendenti all' interno delle aziende, a volte anche in posizione sovraordinata rispetto al resto del personale».

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