L'autista del boss Graviano, oggi depone per la prima volta in pubblica udienza al processo per il sequestro e l'omicidio del piccolo Di Matteo. "Il servizio di protezione dei pentiti non onora il lavoro dei legali"
PALERMO. Debutto in aula con protesta per il neopentito Fabio Tranchina che oggi depone, per la prima volta in pubblica udienza, al processo per il sequestro e l'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, rapito per indurre il padre, il collaboratore Santino, a ritrattare e poi ucciso nel 1995. Tranchina, autista e vivandiere del boss Giuseppe Graviano, imputato per l'omicidio del ragazzino, ha esordito davanti alla Corte d'assise di Palermo protestando contro "il servizio di protezione dei pentiti che non onora il lavoro dei legali, ledendo il diritto di difesa dei collaboratori di giustizia".
Subito stoppato dal presidente della corte che non ha ritenuto pertinenti al processo le dichiarazioni, Tranchina ha cominciato a parlare dei suoi rapporti con Graviano a cui ha fatto da guardaspalle da maggio del 91 a gennaio del 1994. Rivelazioni che dovrebbero smontare la difesa del capomafia che smentisce un ruolo nel sequestro del bambino sostenendo che nel periodo del sequestro del piccolo lui era già latitante a Milano. Tranchina, tirato in ballo dal collaboratore Spatuzza anche nella strage di via d'Amelio, è stato arrestato il 19 aprile scorso.
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