venerdì 17 giugno 2011

P4, caccia alle divise infedeli al servizio di Bisignani e Papa

Il ruolo del carabiniere La Monica, i rapporti con gli 007: così ricevevano informazioni sulle inchieste in corso


NAPOLI - Una pen drive sequestrata, ma anche contatti che spingono a guardare negli apparati delle forze dell’ordine, a cercare eventuali collegamenti con la P4. Scenario investigativo facile da intuire, ventiquattro ore dopo gli arresti del lobbista Luigi Bisignani (ai domiciliari) e l’ordine di arresto per il parlamentare-magistrato Alfonso Papa (la Camera si riunisce il prossimo 22 giugno per valutare l’ordinanza emessa dal gip di Napoli). Oltre cento testimoni in Procura, l’inchiesta punta in alto o contiene elementi degni di approfondimento, specie per quanto riguarda il presunto «sistema informativo parallelo» costruito sull’asse Papa-Bisignani, con il contributo di esponenti delle forze dell’ordine non ancora identificati.

Lo scorso marzo Bisignani è stato chiaro: «In alcuni casi ho riportato informazioni al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta». Poi: «A lui - ha insistito il faccendiere - riportavo quanto Papa mi relazionava, in merito a notizie che acquisiva grazie ai suoi legami con ambienti giudiziari». Un passaggio smentito dallo stesso sottosegretario. Ascoltato come testimone (quindi non in presenza di un difensore e in mancanza di contestazioni della Procura), Letta viene tirato in ballo anche nel corso delle dichiarazioni rese ai pm napoletani dal direttore de L’Avanti Valter Lavitola, a proposito del curriculum di Enrico La Monica che tanto si affaticava nella raccolta di informazioni, in vista di una nomina nei servizi segreti: «Avrei potuto fare ben poco per aiutarlo - spiega Lavitola - dal momento che come è noto in Italia chi decide effettivamente su tutto ciò che riguarda i servizi, civili e militari, è Gianni Letta con il quale io non sono in buoni rapporti». Un punto di merito per il sottosegretario, visto il coinvolgimento poco chiaro di Lavitola quest’estate nella vicenda della casa di Montecarlo e del cognato di Fini.

Vicenda ancor più strana, quella delle aspirazioni di La Monica all’Aise, forse il punto chiave dei contatti ancora inesplorati della P4 negli apparati che contano. All’Aise il suo curriculum è arrivato, con tanto di segnalazione, ed è stato ascoltato nel corso di un colloquio. Qual è stata la procedura per convocare La Monica? O meglio: chi lo ha raccomandato? Inchiesta condotta dall’aggiunto Francesco Curcio e dai pm Francesco Greco ed Henry John Woodcock, agli atti testimonianze che pesano, finite al vaglio del gip Luigi Giordano. Rapporti tra il deputato Pdl Papa e alti ufficiali della guardia di finanza, ma anche del Ros e dei carabinieri, contatti con gente del calibro di Pompa e di Pollari (estranei all’inchiesta P4). Chi sono gli altri presunti componenti del «sistema di potere parallelo»? C’è un paragrafo, nella richiesta di arresti valutata dal gip, che parla chiaro sin dal titolo: «Le risultanze investigative relative al potere relazionale e di influenza del sodalizio. Associazione segreta di cui alla legge Anselmi». Nomi, numeri di telefono, professione: tutto in uno dei file sequestrati alla convivente di Enrico La Monica, il maresciallo del Ros dallo scorso autunno in Senegal (formalmente per problemi di salute) da due giorni latitante.

Una storia ancora tutta da scrivere quella della presunta P4. Sulle frequentazioni di Papa con esponenti delle forze dell’ordine vengono ascoltati come testimoni anche il procuratore di Nola Paolo Mancuso (ex vicecapo del Dap) e il capo dell’ufficio ispettorato di via Arenula Arcibaldo Miller. È il due dicembre scorso, quando Miller spiega: «Mi sembra che il Papa avesse rapporti di conoscenza con il generale Pollari, non so dire a quale contesto si riferissero». Anche Paolo Mancuso lo scorso 11 gennaio ha spiegato: «Per quanto mi fu riferito da Umberto Marconi o forse da altri colleghi, il Papa era molto vicino a Pollari e per questo motivo era riuscito ad ottenere, non so a che titolo, una scorta della guardia di finanza e un appartamento nella zona centralissima di Roma».

Poi c’è il capitolo imprenditori. Copertura giuridica in cambio soldi, regali e favori, girati a conoscenti e collaboratrici, in una ricostruzione accusatoria tutta da verificare che ora attende la versione difensiva. Poi: grandi affari, come la trasformazione in albergo della sede del Poligrafico a cui è interessato l’imprenditore Valerio Carducci (qui sentito come teste), ma anche di vip della politica come Luca Barbareschi che ai pm dichiara di essersi rivolto a Bisignani per una segnalazione a direttore artistico dello Stabile di Roma. Tutti da Bisignani, che lunedì sarà ascoltato a Napoli dal Gip Giordano. Difeso dai penalisti Fabio Lattanzi e Gianpiero Pirolo, il faccendiere attende sereno in famiglia nella sua villa di via Trionfale a Roma: si dice sorpreso per i domiciliari, amareggiato per il coinvolgimento di Letta.

 Leandro Del Gaudio

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