L’accusa nei confronti dei tre arrestati stamattina, è di estorsione aggravata dalle modalità mafiose nei confronti di una società di Catanzaro
Tre persone ritenute affiliate alla cosca di 'ndrangheta dei Megna, operante nella frazione Papanice di Crotone, sono state arrestate dalla squadra mobile di Catanzaro con l’accusa di estorsione aggravata dalle modalità mafiose nei confronti di una società del capoluogo calabrese. Si tratta di Mario Megna, 39 anni, esponente dell’omonimo clan mafioso; Giorgio Facciolli, 44 anni, infermiere nella clinica privata per la quale la ditta vittima delle pressioni del gruppo svolgeva il servizio di lavanderia, e Rocco De Vona, 27 anni, tutti di Crotone. Secondo quanto emerso dalle indagini, i tre avrebbero imposto al titolare dell’impresa il pagamento del pizzo per la gestione del servizio di lavanderia in una nota struttura ospedaliera privata di Crotone, la clinica Sant'Anna. Il dipendente della clinica arrestato, avrebbe imposto il pagamento del pizzo ad un imprenditore che gestiva il servizio di lavanderia all’interno della stessa struttura ospedaliera. L’uomo, secondo l’accusa, avrebbe fatto da mediatore tra gli uomini della cosca e l’imprenditore catanzarese costretto a pagare il pizzo. I tre sono stati bloccati da personale della squadra mobile di Catanzaro e di Crotone in esecuzione di provvedimenti di fermo emessi dal capo della Dda di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo, dopo che le indagini hanno subito un’accelerazione nelle ultime settimane.
Secondo quanto reso noto nel corso di una conferenza stampa degli inquirenti, sarebbero state determinanti, ai fini dell’operazione, le denunce della ditta catanzarese vittima del tentativo di estorsione.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, gli estortori avevano chiesto 6.000 euro di tangente alla ditta, da corrispondere in tre «rate», in concomitanza con le festività di Pasqua, Ferragosto e Natale. La richiesta sarebbe stata recapitata tramite l’autista di uno dei mezzi della società, bloccato in pieno giorno in una strada di Crotone. All’uomo sarebbe stato intimato di riferire ai titolari la richiesta del clan. Secondo quanto emerso nel corso di una conferenza stampa dal Questore di Catanzaro Vincenzo Roca, dal capo della procura Vincenzo Lombardo e dal capo della squadra mobile, Rodolfo Ruperti, il clan Megna era da tempo sotto osservazione da parte della Polizia, che ne studiava i movimenti.
Il gruppo tentava, infatti, di riorganizzarsi dopo l’omicidio del boss Luca Megna e gli arresti che avevano falcidiato la cosca. La successiva denuncia dei titolari della ditta ha consentito agli agenti di entrare rapidamente in azione. Un ruolo centrale nella vicenda, è stato detto, aveva Giorgio Facciolli. L’uomo, infermiere nella clinica privata per cui la ditta svolgeva il servizio di lavanderia, aveva segnalato al clan la possibilità di un «affare», indicando anche il fatturato dell’azienda vittima delle pressioni del gruppo, al fine di consentire l'applicazione di una richiesta di pagamento proporzionata agli introiti. Facciolli, indicato come uomo vicino ad un altro clan del crotonese, gli Arena di Isola Capo Rizzuto, sarebbe anche personaggio di grande pericolosità. Al momento del fermo, ha tentato la fuga da una finestra della sua abitazione dopo essersi liberato di una pistola Beretta calibro 7,65 con matricola abrasa e 12 cartucce in canna, ragion per cui dovrà rispondere pure di detenzione illegale d’arma clandestina.
Durante la conferenza stampa gli inquirenti hanno sottolineato l’importanza della collaborazione da parte delle vittime della criminalità, evidenziando l’esigenza di una risposta rapida da parte degli apparati investigativi dello Stato.
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