giovedì 3 febbraio 2011

Estorsioni: sei arresti nell'Ennese

Tutti accusati di essere affiliati alle famiglie mafiose di Piazza Armerina e Aidone. Tra loro anche Vincenzo Scivoli che assieme alla convivente, Elena Caruso, ha gestito le attività del gruppo criminale


ENNA. Sei persone accusate di essere affiliate alle famiglie mafiose di Piazza Armerina e Aidone, sono state arrestate la notte scorsa dalla polizia a Enna. Sono tutti indagati per estorsione.

Tra loro anche Vincenzo Scivoli che assieme alla convivente, Elena Caruso, ha gestito le attività del gruppo criminale. Le indagini condotte dalla squadra mobile di Enna, e coordinate dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta, hanno consentito di fare luce su una serie di incendi, danneggiamenti e richieste di pizzo avvenuti nell'ennese.

Secondo i magistrati Scivoli era pronto a tutto pur di imporre il pagamento del pizzo.

gli arrestati


Questi i nomi delle sei persone arrestate dalla polizia di Enna, nel corso dell'operazione denominata in codice 'Nerone', con l'accusa di estorsione. Oltre al presunto capo dell'organizzazione VINCENZO SCIVOLI, 42 anni, di Aidone, ed alla sua convivente ELENA CARUSO, di 41, operaia di Piazza Armerina, sono finiti in carcere RICCARDO ABATI, 48 anni, di Piazza Armerina, già condannato per mafia negli anni '90, attualmente sottoposto a libertà vigilata, manovale; il catanese IVANO ANTONIO DI MARCO, 38 anni, attualmente detenuto perché arrestato nel maggio 2010 nel corso dell'operazione 'Game over'; MARCO GIMMILLARO, 39 anni, di Piazza Armerina, e il disoccupato GIUSEPPE DONATO, nato a Le Locle (Svizzera), 47 anni, di Aidone.


Le estorsioni ai danni delle imprese che eseguivano lavori nei territori di Aidone e Piazza Armerina, con danneggiamenti ed incendi, erano la principale attività dell'articolazione della famiglia di Enna di Cosa nostra. Le indagini sono state condotte dalla Mobile, sezione criminalità organizzata della questura di Enna e dirette dalla Dda di Caltanissetta. Durante le operazioni sono state effettuate perquisizioni e notificato un avviso di garanzia ad altro indagato.

Le imprese sottoposte a taglieggiamenti non hanno fornito alcuna collaborazione. Tra le imprese che hanno pagato il pizzo ne sono state individuate alcune della Sicilia occidentale e della Calabria.

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