BITONTO - Il volto, che già mostrava segni di decomposizione, era insanguinato e gonfio. I bossoli, sparsi nel raggio di qualche metro dal cadavere, erano almeno dieci. L’auto, un’Audi A6 station wagon, grigio antracite, era parcheggiata, regolarmente chiusa, a pochi metri dal luogo dell’esecuzione, una vecchia cava in disuso. Scenari da omicidio di mala per Vincenzo Lella, operaio 25enne di Grumo, già noto alle forze dell’ordine per piccoli precedenti, ritrovato cadavere in contrada Lamione, nella zona del bosco di città, territorio di Bitonto. Del ragazzo non si avevano più notizie da venerdì. Sabato, la madre aveva presentato denuncia di scomparsa ai carabinieri della stazione di Grumo.
Ieri domenica, poco prima delle 12, una telefonata al 112 annuncia il ritrovamento del cadavere. Subito le pattuglie del comando provinciale di Bari raggiungono il posto e danno avvio alle indagini. L’auto della vittima, che non presentava nessun segno di scasso o di danneggiamento, era parcheggiata all’ingresso della cava di pietre calcaree, ormai esaurita e abbandonata. A pochi metri dall’auto, sulla stradina in discesa che porta verso il centro della cava, è stato ritrovato il cadavere, supino in una bozza di sangue. Il ragazzo portava jeans scuri, scarpe da ginnastica e un giubbotto nero, gli abiti che indossava l’ultima volta che è uscito di casa. Diverse le ferite di arma da fuoco ritrovate sul suo corpo, alle spalle, alla nuca e sulla gamba destra, compatibili con i 10 bossoli di pistola automatica, quasi certamente una 7.65, ritrovati vicini al cadavere.
I rilievi sul posto e sul cadavere, disposti dalla Procura di Bari, sono andati avanti per tutto il pomeriggio, coperti dal più stretto riserbo. Difficile al momento azzardare una ricostruzione, anche solo parziale, delle ultime ore di vita di Lella ma alcuni particolari del ritrovamento, apparsi subito chiari agli investigatori, permettono di abbozzare qualche ipotesi. In primo luogo, la zona del ritrovamento. La vecchia cava non si trova in una zona di passaggio e non ci sono nelle vicinanze né case, né aziende, né esercizi commerciali. Lella, pertanto, avrebbe potuto raggiungere quel posto solo se sotto minaccia o per un appuntamento.
Con ogni probabilità, venerdì, il giorno della sua scomparsa, aspettava di incontrare, faccia a faccia, qualcuno. Arriva infatti con la sua macchina, che parcheggia e chiude regolarmente, certo di passare a riprenderla poco dopo. Si avvia quindi verso la cava dove ad attenderlo c’è il suo assassino. Oppure, senza che avesse potuto prevederlo, ad aspettarlo ci sono due persone, entrambe armate: dieci bossoli sono la dimostrazione di una notevole potenza di fuoco, più che compatibile con l’ipotesi di due pistole. L’appuntamento, in quel luogo lontano da tutto, si trasforma in una trappola. E la trappola si chiude. Lella viene colpito alla nuca e alle spalle. Muore venerdì, lo stesso giorno della sua scomparsa. Sarà ritrovato cadavere due giorni dopo.
di ENRICA D’ACCIÒ
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