venerdì 18 marzo 2011

«Bari non è Corleone ma troppa omertà»

BARI – Per il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, a Bari c'è una “assenza di collaborazione da parte delle persone perbene”. Lo ha detto oggi a margine di una riunione nella prefettura di Bari per fare il punto sulla guerra tra i clan in corso nel capoluogo.

“Questi fatti – ha rilevato – sono avvenuti tutti in luoghi pubblici. A questi fatti hanno assistito più persone ed è impossibile immaginare che fossero tutte distratte, anche quelle che sono state colpite di striscio dai proiettili”.

E' impossibile – ha insistito – “che nessuno abbia visto nulla e che nessuno sia in grado di dire nulla. Non vi è collaborazione con le forze di polizia e con la magistratura. E qui non si tratta di richiamare all’eroismo. Si tratta di tenere presente che ci sono persone, poliziotti, carabinieri e magistrati, che per dovere professionale svolgono il loro lavoro e corrono un rischio”.

“Ai cittadini – ha aggiunto il sottosegretario – è chiesto molto meno ma quel meno comunque ci deve essere. Non viviamo nè a Corleone nè a Bagheria, posto che anche lì c'è una reazione contro la criminalità mafiosa abbastanza forte. Viviamo a Bari ed è strano, singolare, che ciò avvenga”.

“Senza colpevolizzare o demonizzare nessuno – ha concluso Mantovano – sarebbe bello se, grazie al lavoro di tutte le istituzioni che procedono concordemente per innalzare gli standard di sicurezza, e al lavoro di tante associazioni che lavorano sul territorio, ci fosse un di più da parte del cittadino che ha la ventura di trovarsi in queste circostanze”.

MANTOVANO, GIOVANI PRENDONO POSTO BOSS

“Il fatto che il territorio sia stato liberato dai capi clan che non sono più in circolazione, non significa che ci possa essere obbligatoriamente maggiore tranquillità. Chi cerca di occupare il loro spazio lo fa con modalità che conosce meno limiti rispetto a quella di un criminale di esperienza consolidata”.

“Con questo – ha aggiunto – non si vuol dire che si auspica la pax sociale garantita dalle organizzazioni ciminali. Si vuol dire che questo è ciò che sta avvenendo. Mi sento di dire che l'allarme è giustificato” e che “le forze di polizia e la magistratura barese oggi sono sul 'pezzò e daranno sicuramente dei risultati sul piano investigativo, a breve”.

“C'è un aspetto – ha proseguito Mantovano – altrettanto se non ancora più preoccupante, di presenza criminale sotterraneo che, nonostante gli arresti, continua a muoversi nell’ambito dell’economia, del movimento di ricchezza e di capitali a cui si dovrebbe fare, nella percezione diffusa, maggiore attenzione”. “Se qualcuno decidesse civilmente di dare il suo contributo, non facendo il superman ma dicendo semplicemente ciò che ha visto – ha concluso – i risultati potrebbero essere ottenuti in modo più rapido e senza lasciare sacche di impunità”.

Per Mantovano, “quello che è accaduto e che sta accadendo, potremmo definirlo l’esito paradossale di un grosso lavoro ben fatto nei mesi precedenti, che ha liberato il territorio di presenze criminali di spessore. Poichè il crimine – ha rilevato – è come la fisica che non conosce il vuoto, questo vuoto viene riempito da altri che tentano di affermare il loro predominio anche con gesta efferate”.

“Gli omicidi e i ferimenti – ha spiegato – si inseriscono in una dinamica criminale che ha aperto spazi a leve in parte nuove, in parte più giovani e che quindi ricorrono a questi strumenti per affermare ancora di più il proprio predominio”.

“L'identificazione dei criminali – ha sottolineato Mantovano - è in atto ed è da immaginare in tempi rapidi uno sviluppo giudiziario significativo. Tutto questo è inserito in un quadro un pò più ampio che vede un buon lavoro in corso sul fronte dell’aggressione ai patrimoni di proveninza illecita, e che non è mai venuto meno e non viene meno neanche adesso”.

Quanto al fronte dei sequestri delle armi, Mantovano ha infine detto che i “controlli mirati già ci sono e i risultati non sono mancati”.

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