mercoledì 2 marzo 2011

E' finito il tempo del sindaco Iervolino Si sono dimessi 31 consiglieri

Sciolto il Consiglio. Arriva il commissario
 

 
NAPOLI - Precipita la situazione a Palazzo San Giacomo per il sindaco Rosa Russo Iervolino. Dopo il sì alla discussione sulla sfiducia, 31 consiglieri hanno firmato la loro lettera di dimissioni presso un notaio. Finisce così la consiliatura della Iervolino.

Toccherà a un commissario portare la città alle elezioni.

Il trentunesimo a firmare è stato Carmine Simeone, ironia della sorte, ex Pd: "Rosetta doveva ascoltare l'aula, fermare i giochi e discutere della sfiducia. Ora mi dimetto e se sono il tretunesimo mando a casa lei e questa giunta che negli ultimi 3 anni non hanno fatto nulla".

La Giornata era iniziata con l'opposizione di centrodestra nel Consiglio comunale di Napoli che, compatta, annuncia la presentazione di una mozione di sfiducia al sindaco al quale chiede un «atto di responsabilità» dimettendosi.

Ma Rosa Iervolino Russo ha replica: «Non mi dimetto» sottolineando che la mozione di sfiducia è «un atto normalissimo, non mi rallegra nè mi spaventa».

Il centrodestra ora ha i numeri, 31 consiglieri su 61, per cercare di mandare a casa la Iervolino a poco più di due mesi dalla scadenza naturale del suo secondo mandato.

Il capogruppo del Pdl, Carlo Lamura, ha sottolineato che ormai l'esperienza dell'amministrazione Iervolino «può dirsi conclusa» e chiede «un atto di responsabilità al sindaco presentando le sue dimissioni».

Dal canto suo, la Iervolino, il sindaco più longevo nella storia di Palazzo San Giacomo, precisa che dimettersi ora «sarebbe una comoda via di fuga». «Non sono una vigliacca e sono una persona onesta e se avete motivi ore smentirmi, fatelo - dice la Iervolino - Mi sarebbe comodo andare via anche perchè sono stufa di uno stile che non onora la città, come sentirmi dire da pseudoonorevoli come Laboccetta che io sono attaccata alla persona come Gheddafi. Vengo paragonata a un dittatore sanguinario, c'è un limite a tutto».

«Se l'Aula voterà la sfiducia ne prenderò atto, obbedirò e andrò via - fa sapere il sindaco - ma dopo il mio giuramento di fedeltà alla Costituzione, ritengo mio dovere rimanere chi uno all'ultimo giorno».

Se la mozione sarà presentata, non sarà discussa in Aula, così come prevede il regolamento, prima di 10 giorni e non oltre 30 giorni e si arriverebbe dunque, nel secondo caso, ad aprile. La strada da seguire, allora, è quella delle dimissioni in massa dei consiglieri che sortirebbe lo stesso effetto.

Non tutti i firmatari della mozione, però, sono disposti a farlo e su di loro continua il pressing politico del centrodestra. «Mi sembra che le dimissioni non le vogliano neanche loro - afferma il sindaco - perchè altrimenti l'avrebbero già fatto in maniera formale».

Determinare lo scioglimento del Consiglio e la conseguente caduta della Giunta porterebbe al commissariamento del Comune, cosa che, secondo Lamura, «consentirebbe di conoscere anche la reale situazione delle casse comunali». «Non vorremmo ritrovarci qui - sottolinea Lamura - con la stessa situazione che il presidente Caldoro ha trovato alla Regione dovuta alla scellerata gestione precedente».

Ma il sindaco non ci sta. Precisa che il Comune di Napoli non ha mai sforato il Patto di stabilità e che la maggioranza di centrosisintra «deve esserne fiera». «Posso assicurare che il nostro bilancio è povero, ma pulito - ribatte - Non ci sono buchi nè sotterfugi. La verità è che dobbiamo fare i conti con i tagli del Governo nazionale».

di Luigi Roano

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