Bulhões: "Pronto il ricorso, Brasilia ha disatteso il trattato bilaterale"
SAN PAOLO
Del caso Cesare Battisti ha parlato, in una conferenza stampa che affollatissima, l’avvocato dell’Italia Nabor Bulhões. E lo ha fatto nel massimo organo giuridico del Brasile, quel Supremo Tribunal Federal (STF), che pure l’estradizione dell’ex terrorista dei Pac l’aveva concessa, il 19 novembre 2009, lasciando però l’ultima parola al presidente della repubblica verde-oro. All’epoca Lula che, lo scorso 31 dicembre, poche ore prima di lasciare il suo incarico a Dilma Rousseff, aveva rigettato con un secco “no” ogni ipotesi di rimandare in Italia Battisti per scontare almeno parte della sua pena. LaStampa.it ha intervistato l’avvocato Bulhões, raccogliendo alcune anticipazioni sul ricorso che i legali dell’Italia hanno depositato al STF, affinché corregga la decisione di Lula.
Dottor Nabor, lei ha studiato sino a pochi minuti fa la documentazione, ovvero il parere dell’Avvocatura generale dell’Unione (AGU) e le basi legali della decisione del presidente Lula?
Si, nel dettaglio.
Cosa ci può anticipare?
Che il caso è di una gravità estrema per la natura dell’atto posto in essere dal presidente della Repubblica brasiliana.
Perché scusi?
Perché a mio parere, in un sol colpo, contraddice una decisione del Supremo Tribunale Federale (STF) e attenta alla sua autorità ed efficacia. Il presidente ha disatteso il trattato bilaterale che è fonte sia di diritto interno che di diritto internazionale.
In che senso?
Come fonte di diritto interno, infatti, è il trattato bilaterale tra Italia e Brasile in materia di estradizione è incorporato all’ordine giuridico brasiliano come legge federale di carattere speciale. Il presidente non può disattendere il Trattato sul fronte interno.
E sul piano internazionale?
Sul fronte esterno lo stesso trattato è fonte di diritto internazionale visto che appartiene al genere delle convenzioni internazionali che si firmano mediante l’osservazione di regole e principi internazionali come, per esempio, la buona fede, “pacta sunt servanda”, ecc. Tutti principi cari all’ordine internazionale.
Che accade in caso di mancato rispetto dei trattati internazionali?
Un paese che non rispetti i trattati mette a repentaglio tutta la rete di credibilità che si fonda sui principi internazionali sopramenzionati. Per questo il fatto è molto grave.
Che accadrà ora?
Il Supremo Tribunale Federale dovrà elaborare un giudizio sulla compatibilità o meno dell’atto del presidente in base al trattato cui lui stesso ha fatto riferimento nel motivare il suo “no”. E, si badi, non si tratta affatto di una cosa eccezionale. Si tratta di un atto dovuto del Supremo per far rispettare le proprie decisioni. E questo a prescindere dall’impugnazione che l’Italia farà dell’atto di Lula.
Che tipo di ricorso avete intenzione di fare al Supremo?
L’atto del presidente sarà impugnato davanti al STF in molti modi. Durante l’estradizione, tramite un reclamo. Lo vedrete a suo tempo. Non c’è solo un metodo legale per impugnare l’atto di Lula, ce ne sono più di uno. E uno non esclude l’altro.
Cosa risponde a Cardozo, che ieri ha confermato che il “no” di Lula all’estradizione si basa su motivazioni giuridiche importanti?
Rispondo ribadendo che l’atto di Lula è un atto illegale, per i motivi che le ho spiegato. Ma è comprensibile che il ministro della Giustizia, amico personale di Lula, uno dei coordinatori della campagna elettorale della presidente Dilma, difenda un atto di Lula. È una difesa politica ma dal momento che la legge esiste.
Chi c’è a suo avviso dietro il “no” di Lula?
Quella di Lula è una decisione patrocinata dall’ex ministro della Giustizia Tarso Genro, da Marco Aurelio Garcia, da Franklin Martins, da Paulo Vannucchi e dallo stesso Cardozo. Tutti loro hanno costituito il nucleo di appoggio alla manutenzione di Battisti in Brasile contro le leggi, contro la Costituzione, contro la razionalità, contro i diritti umani. Per il presidente Lula credo che Battisti starebbe al sicuro o a Cuba, o in Iran o in Venezuela. Nell’Italia democratica no. Una cosa curiosa non crede?
Lei ritiene che il caso possa tornare nelle mani della presidente Dilma Rousseff come in Italia si è convinti o che piuttosto non venga risolto direttamente dal Supremo Tribunale Federale?
No, penso che si tratta di una materia che deve essere risolta all’interno del Supremo Tribunale Federale. E per confermare l’atto di Lula il STF dovrebbe stabilire che Lula aveva poteri discrezionali, cosa che lo stesso STF ha già negato nel 2009. Ma stia pur certo, l’ultima parola non sarà dell’esecutivo bensì del giudiziario.
PAOLO MANZO
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