PALERMO - L'ex senatore Melchiorre Cirami è stato interrogato oggi dai pm della dda di Palermo Nino Di Matteo e Lia Sava nell'ambito dell'indagine sulla trattativa tra Stato e mafia. In particolare all'ex parlamentare, transitato dalla Casa delle Libertà, all'Udeur, all'Udc di Cuffaro e infine tornato nel partito di Berlusconi, è stata chiesta la genesi del disegno di legge, poi rimasto in un cassetto, sulla dissociazione dei mafiosi.
Nell'agosto del 1996, Cirami, ex pretore di Agrigento, e senatore dal 2001 al 2006 nella XIII e nella XIV Legislatura, fu tra i firmatari di un provvedimento che prevedeva una serie di benefici per i mafiosi che avessero ripudiato Cosa nostra.
Nel dl ai boss che si fossero limitati a prendere le distanze dalla mafia, senza però accusare gli altri associati, si concedevano sconti di pena fino a un terzo - anche in presenza di condanne definitive-, la sospensione dei procedimenti di prevenzione in corso e una serie di misure alternative al carcere. La normativa non era applicabile ai mafiosi condannati per omicidi.
Ai pm che tentano di ricostruire se un patto tra le istituzioni e Cosa nostra fu stretto e cosa, eventualmente, lo Stato concesse o tentò di concedere alla mafia, premeva capire se il dl fosse stato sollecitato o perorato da qualcuno, cioè di ricostruirne la genesi: da qui l'interrogatorio.
La Procura cerca di capire se il dl s' inquadra in un contesto, avviato dopo le stragi del '92, in cui da parte dello Stato vennero adottate misure sostanzialmente di favore nei confronti di Cosa nostra: come, ad esempio, le revoche e le mancate proroghe di oltre 300 provvedimenti di 41 bis, decise, nel '93, dall'allora Guardasigilli Conso.
Decisioni che, questo vogliono verificare i pm, potrebbero inserirsi in uno scenario in cui lo Stato era pronto a mostrare una disponibilità a Cosa nostra in cambio, questa è la tesi investigativa, della cessazione della strategia stragista.
E di dissociazione dei mafiosi ha parlato ai pm di Palermo, nei mesi scorsi, anche un ex funzionario del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria: Edoardo Fazioli che, sentito dai magistrati, ha ricordato come tra dicembre e luglio del '93 si parlò di una possibile estensione ai capimafia dissociati del regime carcerario speciale previsto per i brigatisti che prendevano le distanze dall'organizzazione.
La rivelazione che ha molto colpito la Procura, che ha chiesto di sentire Fazioli al processo per favoreggiamento al generale Mori, perchè sembra citare quasi alla lettera uno dei punti del papello, l'elenco delle condizioni poste da Riina per far cessare le stragi.
Nessun commento:
Posta un commento