Tra gli indagati anche affiliati alla cosca della n'drangheta Anello-Fiumara, stanziale tra Filadelfia (Vibo Valentia) e comuni limitrofi
Un’inchiesta che ha finito anche con il mettere in evidenza l’azione nel veronese di una cosca della 'ndrangheta. Gli interventi investigativi riguardano le province di Verona, Brescia e Reggio Calabria. I provvedimenti restrittivi scaturiscono dalle indagini avviate dalla Sezione Anticrimine del Ros di Padova nel dicembre 2009, coordinata dalla Procura della Repubblica di Verona, nei confronti di un’organizzazione dedita al traffico di cocaina, ed ecsatsy, successivamente distribuite sul mercato locale.
L’attività investigativa, in particolare, ha consentito di accertare l'operatività di una proiezione veronese della cosca 'ndranghetista Anello-Fiumara, egemone a Filadelfia (Vv), facente capo a Francesco Bartuccia, arrestato nel 1999 per estorsione, insieme al capo della stessa cosca vibonese, Rocco Anello, e nel 2003 per associazione mafiosa, omicidio ed estorsione. Già in affidamento ai servizi sociali, Bartucca aveva infatti ottenuto l’autorizzazione a lavorare presso una società veronese attiva nel settore degli autotrasporti, con residenza a Mozzecane (Verona).
In una prima fase, le indagini delineavano il ruolo di Bartucca all’interno del sodalizio, documentando anche il pieno coinvolgimento nel narcotraffico da parte del figlio Cristofer che, all’epoca, era detenuto nel carcere di Verona Montorio per avere esploso, nel dicembre 2009, alcuni colpi di pistola all’interno di un bar di Dossobuono, sempre nel veronese.
La prosecuzione dell’attività investigativa dei carabinieri del Ros permetteva inoltre di accertare che il sodalizio si riforniva periodicamente di stupefacenti tramite una componente albanese, il cui referente veniva individuato in Hajdar Hysa. Per realizzare gli illeciti traffici, oltre all’abitazione di Mozzecane, Bartucca utilizzava la sede della società di trasporti intestata alla moglie Maria Anello, sorella di Rocco, ritenuto capo dell’omonima cosca di Filadelfia.
La sostanza stupefacente veniva poi commercializzata prevalentementre sul mercato veronese e del Garda, avvalendosi di una rete di spacciatori controllata da Bartucca, ricorrendo a metodi intimidatori per il recupero dei proventi derivanti dal traffico di droga. E in proposito, le indagini documentavano anche come l’uomo avesse provveduto personalmente – dicono i rapporti investigativi – a dilazionare il credito vantato nei confronti di uno dei coinvolti che, non riuscendo comunque ad onorare con regolarità i pagamenti, gli aveva offerto in pagamento una fornitura di stupefacente a sua volta ricevuta in conto vendita, rinunciando così ai proventi della vendita.
Proprio in tale ambito veniva anche documentata la disponibilità di armi da parte del sodalizio, sintomatico – dicono gli investigatori – della pericolosità dell’organizzazione. Nel corso delle indagini, sono stati anche eseguiti alcuni interventi di riscontro con il complessivo arresto di 3 persone ed il sequestro di diverse campionature.
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