PALERMO - "Smentisco che dagli accertamenti finora eseguiti sia emersa l'identità del Dna estratto dal cadavere riesumato nel mese di ottobre a Montelepre, ritenuto del bandito Giuliano, e quello dei congiunti finora usato per la comparazione": lo ha detto il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, smentendo la notizia apparsa su alcuni quotidiani secondo la quale sarebbe stato accertato che il Dna estratto dal cadavere per anni ritenuto del bandito di Montelepre sarebbe identico a quello dei familiari di Giuliano ancora in vita.
Ingroia coordina le indagini aperte per accertare se quello sepolto nel cimitero di Montelepre sia effettivamente Salvatore Giuliano o se invece, come ipotizzato da alcuni esposti, non si tratti del cadavere di un sosia sepolto al posto del bandito.
Per fugare i dubbi sull'identità del corpo, dopo la riesumazione, la Procura ha incaricato alcuni esperti di comparare il profilo genetico rilavato dai resti del corpo con quello di alcuni congiunti di Giuliano, come il nipote Giuseppe Sciortino.
"Ad oggi - ha aggiunto Ingroia - l'ipotesi di una sostituzione di cadavere resta aperta. Attendiamo l'esito delle analisi".
Secondo indiscrezioni ci sarebbe la possibilità, comunque, che la comparazione tra i reperti e il profilo dei congiunti viventi di Giuliano, legati da parentela non diretta con il bandito, non siano sufficienti per una attribuzione certa.
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