Gli anchormen non si accontentano più di dettare la linea alla sinistra: vogliono guidare il Paese. Travaglio e Saviano hanno il polso dei loro seguaci più di Vendola e Bersani
I supplenti dell’opposizione hanno preso la laurea in tv. Nelle fumerie d’oppio della prima serata. Nei calderoni altrimenti denominati talk show. Nelle piazze virtuali più o meno ribollenti. Adesso però si preparano a esercitarsi nelle piazze tout court , il 13 febbraio prossimo, davanti al Palazzo di giustizia di Milano. Del resto, il momento è quello che vediamo tutti i giorni nei tg e nei programmi di approfondimento con risse e telefonate incorporate. Lì, sotto i nostri occhi, si sta consumando la grande metamorfosi del conduttore. Un po’ come avviene per certi mostri, certi superuomini dalla doppia vita che popolano il cinema per ragazzi e che, in particolari condizioni, si trasformano. Ecco qua, i supplenti dell’opposizione sono gli esseri geneticamente modificati della specie «tribuni televisivi». Santoro, Lerner, Travaglio conduttori militanti lo sono sempre stati. Saviano, invece, la laurea (non quella honoris causa ) l’ha presa di recente.
Ora che l’ Armageddon si avvicina, assistiamo a uno scatto in avanti. Annozero , Il Fatto quotidiano , gli scritti di Saviano non sono più solo programmi tv, testate giornalistiche, espressioni intellettuali. Sono strumenti di attività politica, marchi e soggetti che innescano appartenenze, per i quali si può tifare. In buona parte sono le condizioni esterne a provocarlo. Innanzitutto la radicalizzazione dello scontro tra poteri dello Stato. Poi l’ostruzionismo impotente e maldestro dei cosiddetti organi di controllo, dalle authority fino ai vari tentativi del direttore generale della Rai Mauro Masi. Infine, ma soprattutto, la latitanza dell’opposizione tradizionale. Così Santoro & Co. riempiono un vuoto.
Per capire come stanno le cose in un certo mondo che non si può più definire solo banalmente di sinistra (l’antiberlusconismo è diventato un fattore ancor più aggregante come dimostra il caso di Futuro e libertà) basta confrontare due iniziative pubbliche contro il premier. La raccolta di firme indetta da Bersani e appunto la manifestazione a sostegno della Procura di Milano promossa da Santoro e soci. Come si è visto proprio ad Annozero nel duetto tra Rosy Bindi e Paolo Mieli che invitava il Pd a rovesciare nelle urne le eventualissime 10 milioni di adesioni anti-Cav, l’iniziativa dei gazebo suscita reazioni che vanno dallo scetticismo all'ilarità passando per la compassione (nella parodia de Gli Sgommati di SkyUno, il povero Bersani che raccoglie le firme diventa un arrotino o un cantante da metrò). Tutt’altra accoglienza,frutto di tutt’altra determinazione e del sèguito conquistato in televisione, è quella ottenuta dall’annuncio del raduno davanti al tribunale milanese: un’idea che vellica il popolo viola, scalda gli animi, schiera le piazze.
Qualche giorno fa Saviano ha stabilito che a Napoli bisognava rifare le primarie e Bersani si è adeguato dopo aver rinviato l’assemblea nazionale del partito.
Maurizio Caverzan
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