domenica 30 gennaio 2011

La ricetta del successo Ecco come nascono i telepredicatori


Gli anchormen non si accontentano più di dettare la linea alla sinistra: vogliono guidare il Paese. Travaglio e Saviano hanno il polso dei loro seguaci più di Vendola e Bersani


I supplenti dell’opposizione hanno preso la laurea in tv. Nelle fumerie d’oppio della prima sera­ta. Nei calderoni altrimenti deno­minati talk show. Nelle piazze vir­tuali più o meno ribollenti. Ades­so però si preparano a esercitarsi nelle piazze tout court , il 13 feb­braio prossimo, davanti al Palaz­zo di giustizia di Milano. Del re­sto, il momento è quello che ve­diamo tutti i giorni nei tg e nei pro­grammi di approfondimento con risse e telefonate incorporate. Lì, sotto i nostri occhi, si sta consu­mando la grande metamorfosi del conduttore. Un po’ come av­viene per certi mostri, certi supe­ruomini dalla doppia vita che po­polano il cinema per ragazzi e che, in particolari condizioni, si trasformano. Ecco qua, i supplen­ti dell’opposizione sono gli esseri geneticamente modificati della specie «tribuni televisivi». Santo­ro, Lerner, Travaglio conduttori militanti lo sono sempre stati. Sa­viano, invece, la laurea (non quel­la honoris causa ) l’ha presa di re­cente.


Ora che l’ Armageddon si avvici­na, assistiamo a uno scatto in avanti. Annozero , Il Fatto quoti­diano , gli scritti di Saviano non so­no più solo programmi tv, testate giornalistiche, espressioni intel­lettuali. Sono strumenti di attività politica, marchi e soggetti che in­nescano appartenenze, per i qua­li si può tifare. In buona parte so­no le condizioni esterne a provo­carlo. Innanzitutto la radicalizza­zione dello scontro tra poteri del­lo Stato. Poi l’ostruzionismo im­potente e maldestro dei cosiddet­ti organi di controllo, dalle autho­r­ity fino ai vari tentativi del diretto­re generale della Rai Mauro Masi. Infine, ma soprattutto, la latitan­za dell’opposizione tradizionale. Così Santoro & Co. riempiono un vuoto.

Per capire come stanno le cose in un certo mondo che non si può più definire solo banalmente di si­nistra (l’antiberlusconismo è di­ventato un fattore ancor più ag­gregante come dimostra il caso di Futuro e libertà) basta confronta­re due iniziative pubbliche con­tro il premier. La raccolta di firme indetta da Bersani e appunto la manifestazione a sostegno della Procura di Milano promossa da Santoro e soci. Come si è visto pro­prio ad Annozero nel duetto tra Rosy Bindi e Paolo Mieli che invi­tava il Pd a rovesciare nelle urne le eventualissime 10 milioni di adesioni anti-Cav, l’iniziativa dei gazebo suscita reazioni che van­no dallo scetticismo all'ilarità pas­sando per la compassione (nella parodia de Gli Sgommati di SkyU­no, il povero Bersani che racco­glie le firme diventa un arrotino o un cantante da metrò). Tutt’altra accoglienza,frutto di tutt’altra de­terminazione e del sèguito con­quistato in televisione, è quella ot­tenuta dall’annuncio del raduno davanti al tribunale milanese: un’idea che vellica il popolo vio­la, scalda gli animi, schiera le piaz­ze.

Qualche giorno fa Saviano ha stabilito che a Napoli bisognava rifare le primarie e Bersani si è adeguato dopo aver rinviato l’as­semblea nazionale del partito.

 Maurizio Caverzan


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