giovedì 22 marzo 2012

Sanità pugliese trema ancora a Bari e Foggia altri indagati

BARI - Dalla vecchia indagine sugli accreditamenti (nel capoluogo), alla più recente inchiesta foggiana sugli appalti nella Asl. La sanità torna in primo piano con un’altra probabile ondata di inchieste che partono dai palazzi di giustizia e arrivano in quelli della politica. E c’è di mezzo ancora una volta l’ex assessore Alberto Tedesco, ma anche l’ex vicepresidente della giunta Alessandro Frisullo, già arrestato per i suoi rapporti con Tarantini e oggi a processo.

Quello sugli accreditamenti è un vecchio fascicolo della Finanza, finito oggi sulla scrivania del procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno. Una quarantina gli indagati tra politici, dipendenti regionali e imprenditori. Al centro, una serie di atti che - secondo l’accusa - avrebbero finito per favorire alcune cliniche private. La novità, rispetto alle vecchie indagini, sono i collegamenti scoperti dai finanzieri tra una delle strutture finite nel mirino e uno spettacolare fallimento avvenuto a Bari negli anni scorsi: i soldi del «crac», insomma, sarebbero stati reinvestiti nella sanità.

Secondo le indagini, dunque, i proprietari di una o più strutture private - grazie all’intervento politico - avrebbero ottenuto accreditamenti con la Regione cui non avrebbero avuto diritto. Un esempio è la Kentron, una clinica di Putignano già al centro di numerosi accertamenti, il cui accreditamento è stato approvato due volte dopo che un blitz dei Nas aveva indotto gli uffici ad annullare la prima.

In questi mesi la Finanza ha riesaminato le migliaia di intercettazioni telefoniche e le decine di informative prodotte negli ultimi due anni. E nel caso della Kentron è saltata fuori un’intercettazione del 27 novembre 2007, quando la giunta regionale approvò - assessore era ancora Alberto Tedesco, quel giorno assente - il primo accreditamento della struttura: l’allora vicepresidente Sandro Frisullo chiamò uno dei proprietari della struttura e passò il telefono a Nichi Vendola. «Auguri e complimenti», è il senso della frase pronunciata dal governatore a proposito del via libera. L’indagine non riguarda in alcun modo il presidente, ma potrebbe avere incrociato alcuni altri esponenti della prima giunta-Vendola: gli ultimi atti depositati in procura contengono infatti numerosi riferimenti politici.

Ben più complicata la situazione a Foggia, dove l’inchiesta dei Carabinieri ha incrociato un’iniziativa simile portata avanti dalla Finanza. Proprio gli echi di questa inchiesta, secondo indiscrezioni politiche, avrebbero portato alle dimissioni dell’ex direttore generale della Asl, Ruggero Castrignanò, e forse anche a quelle dell’ex assessore regionale Tommaso Fiore.

Il fascicolo è cominciato con una «normale» inchiesta (coordinata dal procuratore capo di Foggia, Vincenzo Russo, con il pm Antonio Laronga) che esattamente un anno fa è culminata in una serie di arresti con le accuse di corruzione, turbativa d’asta e falso: nel mirino piccole forniture per ospedali del Foggiano.

Ma poi dalle perquisizioni nell’abitazione di uno degli arrestati sarebbero saltate fuori alcune foto che testimoniano il coinvolgimento di un esponente politico. E l’indagine si è allargata a fatture per operazioni inesistenti emesse da alcune cooperative del servizio 118 e pagate dalla Asl: parte dei fondi - questa è l’ipotesi - potrebbe essere finita nelle tasche dei politici.

Negli scorsi mesi risultano approfondimenti compiuti a carico di almeno 4 consiglieri regionali, di cui uno dell’opposizione. Ieri il presidente della commissione Sanità, Dino Marino, ha definito «destituita di ogni fondamento» la notizia di un’indagine a suo carico.

g.l. - m.s.

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