martedì 13 marzo 2012

Usuraia latitante presa a Salerno grazie al telepass dei parenti


ERCOLANO - Doveva scontare tre anni di reclusione quando, nel novembre scorso, fu scarcerata per problemi di salute: da quel momento di Caterina Iacomino si era persa ogni traccia. Sabato pomeriggio la donna, moglie di un affiliato al clan Ascione, è stata rintracciata a Salerno mentre faceva shopping.

La polizia (l’operazione porta la firma degli agenti della squadra investigativa del commissariato di Portici, diretto dal vicequestore Gaetano Frongillo) ha rintracciato la latitante grazie al monitoraggio dei telepass di alcuni suoi parenti che quotidianamente, da Ercolano e da altri paesi della provincia di Napoli, si recavano a farle visita a Salerno.

Appostamenti, pedinamenti e attività di tipo tecnico hanno quindi portato sabato pomeriggio alla cattura della 38enne: intorno alle quattordici gli agenti porticesi, col supporto dei colleghi della squadra mobile salernitana, hanno intercettato la donna mentre in via Dogana Regia, nel centro storico, si aggirava per negozi. Alla vista dei poliziotti, la trentottenne ha cercato in un primo momento di dileguarsi, ma non è riuscita nei suoi propositi ed è stata arrestata.

Come detto, Caterina Iacomino era stata colpita lo scorso 15 novembre da un dispositivo della Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Cagliari, dovendo espiare la pena detentiva residua di anni 2 e mesi 11 di reclusione. Dopo l’emissione del verdetto, la Iacomino si era resa latitante, fino a sabato quando è stata rintracciata e arrestata. Dopo la notifica del provvedimento, la donna è stata accompagnata al carcere di Fuorni. Secondo quanto attestato dalla sentenza della Corte d’Appello cagliaritana, Caterina Iacomino aveva messo su un giro di usura nel capoluogo sardo, quasi certamente spalleggiato dal clan Ascione che, in vesti di finanziatore, stava cercando di instaurare in Sardegna una propria cellula.

D’altronde, la donna è moglie di Salvatore Ottaviano, noto col soprannome di «porco», affiliato al clan Ascione-Papale: un anno fa l’uomo scampò per miracolo ad un agguato. I sicari gli spararono mentre stava rincasando, a pochi passi dall’ingresso del palazzo, mancando il bersaglio. Benché la caratura criminale dell’uomo non sia mai stata considerata eccessivamente elevata, gli investigatori ritengono che la donna si fosse allontanata di casa e avesse messo su il giro di usura in Sardegna con il beneplacito della cosca di vico Moscardino.

La Corte d’Appello di Cagliari, comunque, le ha attribuito i reati di associazione per delinquere, di usura ed estorsione, e non l’aggravante dell’articolo sette della legge Antimafia.

m.l.

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