mercoledì 12 gennaio 2011

Inchiesta antimafia a Siracusa: “Adesso comandano le femmine”

Le parole intercettate di Lucia Castoro, 55 anni, vedova del mafioso Giuseppe Pandolfo assassinato nel 1989, che ha sostituto il marito nella gestione degli affari illeciti



CATANIA. "La mafia è donna.. e quelli che comandano sono le femmine". Non ha dubbi Lucia Castoro, 55 anni, vedova del mafioso Giuseppe Pandolfo assassinato nel 1989, che ha sostituto il marito nella gestione degli affari illeciti, facendosi aiutare dal genero, Maurizio Carcione, di 40 anni: "donna è meglio", anche nella criminalità. E spiega anche perché: "La donna - è la sua opinione intercettata dai carabinieri - è una persona seria e calma che sa pensare...".

Il particolare emerge dall'inchiesta antimafia della Dda della Procura di Catania culminata con l'arresto 27 presunti esponenti della cosca Nardo di Lentini, compresi Lucia Castoro e il genero, da parte dei carabinieri del comando provinciale di Siracusa in esecuzione di un ordine di custodia cautelare. E tra i destinatari dei provvedimenti emessi dal Gip di Catania, Oscar Biondi, c'é anche un appuntato dell'Arma che era in servizio ad Augusta, considerato una 'talpa' della cosca Nardo, che era stato da tempo trasferito in un altra sede.

L'organizzazione, secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri avviate nel 2005, avrebbe evidenziato il nuovo organigramma di una cellula della cosca presente nel Siracusano tra Augusta, Melilli e Villasmundo, al cui vertice ci sarebbe stato Giuseppe Gentile, 59 anni, che dava disposizioni ai suoi due luogotenenti, Marcello Ferro, di 50 anni, e Sergio Ortisi, di 55. E dopo contrasti economici nati con Ortisi, Lucia Castoro, già in passato condannata a 6 anni e 8 mesi di reclusione per associazione mafiosa, secondo la ricostruzione dei carabinieri, avrebbe deciso di mettersi in proprio, creando un proprio gruppo. Il clan Nardo tenne anche un summit a Catania come 'arbitrato' in cui i giudici furono esponenti di primo piano delle cosche Cappello e Mazzei che disposero la "convivenza forzata" ai litaganti. Secondo l'accusa, il gruppo gestiva estorsioni, gioco d'azzardo e un giro di spaccio di sostanze stupefacenti, procurandosi i soldi che servivano al 'patto di muto soccorso' tra gli affiliati, soprattutto per i detenuti e i loro familiari.



Blitz antimafia a Siracusa, ecco i coinvolti
 
Questi gli arrestati nell'operazione antimafia dei carabinieri di Siracusa denominata "Morsa": Giuseppe Arena, 52 anni, Mosé Bandiera 41 anni, Maurizio Carcione, 40 anni, Lucia Castoro, 55 anni, Giovanni Cianci, 33 anni, già detenuto, Antonello Costanzo Zammataro, 37 anni, detenuto, Antonio Della Volpe, 63 anni, Marcello Ferro, 49 annit, Vincenzo Formica, 29 anni, Giuseppe Gentile, 59 anni, Domenico Italia, 37 anni, Nunzio Giuseppe Montagno Bozzone, 44 anni, Andrea Musumeci, 26 anni, Giovanni Musumeci, 25 anni, Giuseppe Musumeci, 48 anni, Carmelo Navanteri, 42 anni, Sergio Ortisi, 55 anni, Toni Ortisi, 40 anni, Giuseppe Pandolfo, 39 anni, Antonino Pennisi detto "Nuccio" 67 anni, Giuseppe Rascunà, 64 anni, Renato Spanò, 44 anni, Graziella Spinali, 40 anni, Giuseppe Tringali, 36 anni, Giuseppe Vona, 27 anni, Gianluca Zimmitti, 30 anni, Rosanna Fonte, 48 anni, posta ai domiciliari.
 
Blitz antimafia a Siracusa, nel mirino anche un carabiniere
 
L’appuntato, in servizio nella compagnia di Augusta, avrebbe dato informazioni a un esponente della cosca Nardo


CATANIA.Non solo estorsioni, gestioni dei videopoker illegali e spaccio di droga, ma anche pressioni sui politici per la pubblicità elettorale e il controllo del settore delle onoranze funebri. Sono le attività illecite contestate a 28 presunti esponenti del clan Nardo di Lentini dai carabinieri del comando provinciale di Siracusa che ha eseguito 27 arresti. Tra loro c'é anche un appuntato dei carabinieri che era in servizio nella compagnia di Augusta che è stato da tempo trasferito in altra sede, indagato per concorso in associazione mafiosa. Secondo l'accusa era un informatore di un esponente di spicco della cosca Nardo.

L'inchiesta è stata coordinata dai sostituti procuratori Luigi Lombardo e Andrea Ursino della Dda della Procura di Catania. Secondo quanto emerso dalle indagini esponenti del clan di Augusta per le elezioni politiche del 2009 avebbero imposto ai candidati un "tariffario" prestabilito per l'affissione abusiva di manifesti elettorali e per evitare il danneggiamento di quelli legalmente affissi e rappresaglie personali.

La cosca inoltre non gradiva concorrenza nel settore delle onoranze funebri nel proprio territorio e in occasione di un funerale organizzato da una società non controllata si fece consegnare dalla ditta la somma che gli era stata pagata per il servizio contestando "l'illegittima intromissione" nei loro affari.

Nessun commento:

Posta un commento