giovedì 6 gennaio 2011

"Falcone, alcuni frenarono la verità e Ciancimino depisto su Mattarella"

Nuova denuncia del procuratore

antimafia Piero Grasso a Palermo

PALERMO

Sull’attentato all’Addaura al giudice Falcone «ci sono stati processi a Caltanissetta nei confronti di artificieri e di altre persone che certamente non hanno contribuito all'accertamento della verità». E' questa la denuncia che arriva da Piero Grasso, intervenuto a palermo a margine della commemorazione dell’omcidio di Piersanti Mattarella.

«Mi assumo il merito di avere iniziato uno stravolgimento della ricostruzione della dinamica iniziale attraverso il collaboratore Fontana, che ho sentito per primo all’inizio della collaborazione - ha spiegato il Procuratore antimafia - . Proprio da quel momento è iniziata una ricostruzione assolutamente diversa. Ci sono stati elementi che non hanno favorito uno sviluppo normale delle indagini. Ci sono stati processi a Caltanissetta nei confronti di artificieri e di altre persone che certamente non hanno contribuito all’accertamento della verità».

Grasso è poi intervenuto sull’omicidio dell’ex Presidente della regione siciliana Pier Santi Mattarella, ucciso il 6 gennaio di 31 anni fa in via Libertà a Palermo: «C’è stata un’attività di depistaggio da parte di Vito Ciancimino, che allora era il collante tra politica e mafia, nell’attibuire alle Brigate rosse l’omicido. Questo è indicativo del tentativo di portare totalemnte da un’altra parte i vertici investigativi di quel momento». Alla domanda su cosa avrebbe impedito il raggiungimento della verità per il delitto di 31 anni fa, Grasso ha risposto: «L particolarità del movente e la complessità dei moventi dell’omicidio. È una mia intuizione che però non posso dimostrare, trovando gli esecutori materaili e i mandanti interni ed esterni a Cosa nostra».

«Non dimentichiamo che ci sono state anche delle azioni di depistaggio durante le indagini e quello è il momento iniziale in cui si decide se un’indagine prenderà un volto o un altro - ha proseguito Grasso - Noi cerchiamo sempre la verità a qualsiasi costo e con la tensione morale che ci ha sempre accompagnati. Non ci siamo mai fermati di collegare fatti passati, lo dimostrano le indagini di oggi su fatti lontani nel tempo». «Io personalmente che ho iniziato a lavorare su questo omicidio, perchè ero di turno come giovane sostituto a Palermo, dopo le prime indagini ho avuto delle intuizioni che però non si sono mai potute dismostrare. Cioè che si trattò di un delitto politico-mafioso, che non è solo mafioso e non è solo politico», ha aggiunto. Per Grasso «le indagini lo hanno fatto intuire senza arrivare agli esecutori materiali. Nemmeno all’interno di Cosa nostra si riescono ad avere notizie su questi fatti eccezionali con una mafia che spesso è stata braccio armato di altri poteri. Quindi è questo il contesto in cui va inqudrato questo omicidio che ha affermato un cambiamento. Ci dobbiamo chiedere in 31 anni cosa è stato fatto per avviare quel cambiamento e questo sviluppo...».

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